A far paura è il Napoli, Atalanta asfaltata in 45’

Match senza storia in un San Paolo per pochi intimi, doppietta per Lozano, poi Politano e la prima perla di Osimhen.

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Era la cosiddetta prova di maturità ed il Napoli l’ha superata a pieni voti

La stellare Atalanta, che aveva strapazzato la Lazio e viaggiava a punteggio pieno sulla falsariga del finale della scorsa stagione, si scioglie in appena 45’ al cospetto di un undici di Gattuso talmente perfetto da far definire la ripresa, in terminologia cestistica, mero “garbage time”.

Aggressivi, corti, generosi, gli azzurri mettono in scena uno spettacolo che i 1000 presenti al San Paolo si godono assaporando la forza del pressing e dei raddoppi ai limiti dell’ossessivo e lasciando che la morbidezza della qualità delle azioni e del possesso palla accarezzi le papille gustative dell’osservatore, un perfetto mix di consistenza, una squadra grintosa e compatta che, poi, si abbandona dolcemente al suo istinto di divertire e, soprattutto, divertirsi.

E così, dopo una breve fase di studio, arriva l’uragano che spazza via il tanto decantato avversario: al 23’ Di Lorenzo fa partire un cross basso e teso, Sportiello anticipa Osimhen con la punta delle dita ma è in agguato Lozano, zampata di sinistro ed inutile tentativo di salvataggio sulla linea di un difensore, 1-0. Passano appena 4 minuti ed il messicano si ripete: Mertens lo serve al limite dell’area, controllo per rientrare e tiro a giro a mezz’altezza sul quale non può nulla l’incolpevole Sportiello, palla in buca d’angolo e raddoppio quasi immediato.

L’Atalanta accusa il colpo, soffre le situazioni di superiorità numerica che un Fabián Ruiz particolarmente ispirato, grazie anche alle spalle coperte dal neoarrivato Bakayoko, fa valere a suon di strappi, palleggio e capacità di fare precisamente tutto ciò che manda in ambasce la formazione orobica ed in crisi Gasperini. È proprio lo spagnolo, tre minuti dopo il raddoppio, a servire Politano; l’ex Inter converge sul sinistro e fa partire una stoccata mortifera che trafigge Sportiello sul primo palo, 3-0 in un amen, roba da Liverpool ad Istambul in quella rocambolesca finale di Champions del 2005.

I tre gol di distanza potrebbero far credere che il Napoli possa tirare i remi in barca, e invece ci vuole un attento Sportiello per evitare l’imbarcata: l’ex Frosinone si oppone a Osimhen e Politano ma, al 43’, deve capitolare per la quarta volta; Ospina rinvia lungo, Romero sbaglia clamorosamente l’intervento, ne approfitta Osimhen che s’invola e, dal limite dell’area, centra l’angolino alla destra dell’estremo difensore nerazzurro, 4-0 e Atalanta surclassata.

Nella ripresa Gasperini torna in cambio con due nuovi innesti, fuori addirittura Duvan Zapata, sostituito da Mojica, e Palomino, a cui dá il cambio Djimsiti, Atalanta che si schiera con un 4-4-2 per limitare i danni. Gli azzurri, invece, alzano il piede dall’acceleratore, facendo però in tempo a confezionare una doppia occasione con Mertens che si vede strozzare l’urlo in gola da Sportiello e Koulibaly che non trova lo specchio della porta sulla respinta. Al 24’ della ripresa Romero vince due rimpalli in progressione, la difesa azzurra si scopre e lascia un varco a Lammers, in campo per Gomez, che, solo davanti ad Ospina, non sbaglia, è 4-1.

C’è ancora tempo per un tiro da lontano di Malinovsky, subentrato ad Ilicic, poi Lozano tenta un esterno destro dal cuore dell’area e ci vuole ancora Super Sportiello per evitare una debacle ancora più umiliante a Gasperini, finisce 4-1.

IL COMMENTO

Linee strette, coperture, pressing feroce, è questo il Napoli che immaginava Gennaro Ivan Gattuso dal primo giorno in cui si è seduto sulla panchina azzurra. Bakayoko era il tassello che mancava da troppo tempo, da quando di Allan, ben prima della cessione, era rimasto in campo solo un’ombra sbiadita. Il francese copre le spalle ad un Fabián che spiega, con classe cristallina, perché il suo profilo abbia tanti estimatori in giro per l’Europa. E poi ci sono gli attaccanti, o i trequartisti e l’attaccante, se vogliamo vederla così: sacrificio in fase di non possesso, fame di gol nel momento in cui la palla ce l’hanno loro. Lozano è tutt’altro giocatore rispetto all’abulico ragazzotto che passeggiava in campo ignorato dai compagni, Politano regala colpi di classe, Mertens è il faro guida, Osimhen semplicemente è immarcabile. Il nigeriano si porterà a casa la gioia del gol, ma anche gli improperi che gli avranno rivolto i difensori atalantini, costretti a rincorrerlo, a vedersi superare come se lui avesse il DRS, a fermarlo con le cattive (è il caso di Toloi).

Il Napoli è feroce armonia, la foto del match, più dei gol, è vedere Gomez costretto ad arretrare fin quasi alla propria linea di fondo per ricevere un pallone giocabile, vittoria azzurra su tutta la linea.

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