Dopo l’intervista (https://www.hashtag24news.it/lockdown-spettacoli-artisti-e-discografici-si-confessano-ad-hashtag24news/#) a Fabrizio Fedele durante il lockdown, torniamo ad occuparci del prolifico artista e producer napoletano.
È, i infatti già in pre-order sulla piattaforma di apple il suo nuovo lavoro discografico “Addicted to different Monsters” che si avvale di prestigiose collaborazioni scaturite – come spesso accade – da rapporti personali e da stima professionale.
Non lo ha fermato il primo lockdown, periodo durante il quale ha prodotto “Alice Maravilla” di Pino Ciccarelli e il primo singolo di Ninni “Je vulesse”. Non trascura, da circa tre anni, di scrivere libri di didattica e composizione (6 Petites Études, 2018; 7 Autres Petites Études, 2019) che poi confluiscono in un disco (13 Petites Compositions – A classical journey – 2019).
Questo amore per la chitarra classica da dove nasce, per l’electrical modal jazz man?
Nasce ricordando i tempi del Conservatorio, visto che i miei studi erano indirizzati a fare di me un concertista di musica classica. Poi, un giorno, di fronte a dei monumenti come Paco De Lucia, a degli alieni come Narciso Yepes mi ha preso lo sconforto e ho venduto tutti gli strumenti. Non ho più toccato una chitarra classica per 20 anni.
Come è tornata tra le tue mani?
In un negozio di Port’Alba a Napoli. Ho scovato in un’angolino una chitarra simile ad una che possedevo e ho deciso di comperarla e grazie al maestro liutaio Alessandro Marseglia, che le ha ridato vita, ho ricominciato a studiarla.
Il tuo nuovo disco “Addicted to Different Monsters” esce per la label Elison Musique. Come nasce questo incontro d’oltralpe?
Nasce nel 2005, quando registravo “If I had mechanical wings”. Renato Gambuli, deus ex machina di Elison Musique, ne restò colpito e volle, ascoltando anche il mio disco precedente, produrlo. Da allora è nato un rapporto di stima e di amicizia che abbiamo coltivato anche a distanza, nel corso degli anni; perciò, quando gli ho mandato gli ultimi brani composti, Renato ha entusiasticamente deciso di produrre il disco. La tournée promozionale, già organizzata dal management della label è momentaneamente sospesa a causa del Covid, ahinoi. Ma confidiamo nel fatto sia solo rimandata.
Parliamo delle collaborazioni di “Addicted to different monsters”.
Con Pino Ciccarelli ci siamo incontrati nel 2009, quando ha registrato il sax per “Brotherhood of the wine” e non abbiamo mai smesso di suonare insieme. Nel nuovo disco è presente anche Renzo Spiteri, che ha suonato nella traccia n. 7 registrando le percussioni ed una serie di meravigliosi “giocattoli” che lui possiede all’interno del suo Orange Dot Studio nelle Shetland.
Il video “Once were cockroach” è un omaggio ai Beatles e a Paul Mc Cartney, ma sembra anche un piccolo enigma basato su un divertissement linguistico.
Il pezzo è un omaggio pregno d’amore per una canzone che, personalmente, adoro: “Blackbird”, che Sir Paul Mc Cartney scrisse nel lontano 1968. Ci tengo a precisare che non è una cover ma una citazione ricca di spunti per gli ascoltatori più curiosi. Il divertissement linguistico è basato sul fatto che un tempo i Beatles pensavano a loro stessi come ad un soggetto unico, come attesta anche la canzone di George Harrison “When we was Fab” del 1987. Un pizzico di nostalgia che non posso condividere con loro, del tempo in cui i Beatles erano un solo “cockroach”.