Lo zucchero? Può creare dipendenza come l’alcol o la cocaina.
L’avvertimento arriva da Serge Ahmed, direttore della ricerca del Cnrs francese (Centro nazionale della ricerca scientifica), convinto che l’abbondanza di prodotti molto ricchi di zuccheri aggiunti esponga i consumatori ad un vero e proprio rischio di assuefazione. In proposito – intervistato da Le Figaro – Ahmed ricorda che “sono due i tipi di dipendenza: uno da sostanza e l’altro di tipo comportamentale (ad esempio la dipendenza da videogiochi, lo shopping compulsivo, ecc). Ma in entrambi i casi – spiega – l’elemento centrale riguarda la perdita di autocontrollo, che deve essere identificata in base a una serie di criteri diagnostici. Per esempio un desiderio impellente, irrefrenabile e ossessivo di consumare una sostanza o un consumo che supera la volontà (come per l’alcol quando una persona assicura che berrà solo due bicchieri che diventano due bottiglie). Ecco – sintetizza – per lo zucchero valgono gli stessi criteri”.
Ahmed, precisando di non avere dati sulla percentuale di francesi ‘zucchero-dipendenti’, cita però Stati Uniti, Canada e Germania dove sono stati condotti studi ad hoc, dai quali risulta che ne è colpito tra il 5 e il 10% della popolazione. Ma in che modo la dipendenza da zucchero differisce da altri tipi di dipendenza? “La differenza – spiega il ricercatore – è proprio dovuta ai criteri diagnostici: più sono, più la dipendenza è pronunciata. Una dipendenza è considerata bassa quando risponde da due a tre criteri, moderata da quattro a cinque criteri e grave quando sono presenti sei o più criteri. Per lo zucchero, così come per l’alcol o il tabacco, la maggior parte delle persone colpite ha una dipendenza moderata. I nostri studi e molti altri hanno dimostrato che lo zucchero ha un potenziale di dipendenza tanto importante quanto quello delle droghe che danno più dipendenza nell’uomo – alcol, cocaina, eroina, metanfetamina, ecc. Ora è noto che il consumo cronico e prolungato di zucchero determina – come per le altre droghe – cambiamenti biologici duraturi nel cervello”.
“Mentre in natura, dove la specie umana si è evoluta, ci sono frutti che contengono poco zucchero – spiega direttore della ricerca del Cnrs – nel tempo l’industria ha offerto prodotti sempre più ad alte concentrazioni, verso i quali il nostro corpo non è preparato. Possiamo fare un parallelo con l’alcolismo, cominciato ad emergere quando sono stati messi in commercio bevande molto alcoliche o super alcolici, o la dipendenza da cocaina, che non c’era quando si consumavano solo foglie di coca”. “Inoltre – spiega ancora – il nostro corpo non è in grado di metabolizzare in modo ottimale lo zucchero in forma liquida, quello dei prodotti dell’industria agroalimentare. Del resto – osserva – in natura non esiste né il ‘grasso’ né lo ‘zuccherato’. Tuttavia, questa associazione crea un potente stimolo al gusto: uno studio di neuroimaging ha appena dimostrato che lo zucchero abbinato al grasso amplifica il segnale di attivazione del circuito di ricompensa nel nostro cervello”. Da qui la dipendenza comportamentale.