Anima mia, libro d’esordio di Rachele Vestri. Romanzo dallo stile narrativo delicato e crudo, mai sdolcinato.

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È uscito a febbraio 2021 il primo libro di Rachele Vestri, in modalità self-publishing sulla piattaforma di Amazon e vanta già 4 stelle su 5. Un buon risultato per un’esordiente che lascia la storia ad un io narrante uomo (Logan Dalton) pur tenendo saldamente tra le mani una penna femminile, scevra da fronzoli stilistici tipici del romanzo rosa. Una sfida difficile, che la Vestri supera, risultando credibile agli occhi del lettore.

Pur essendo imperniato sulla storia d’amore tra il protagonista e Abby (Mi alma, come lui la chiama), “Anima mia” è romantico senza essere sdolcinato. Lo stile cui fa ricorso la Vestri è piacevole e scorrevole, il ritmo è sostenuto in ogni passaggio della trama e supportato da una suspence che va in crescendo, fino a giungere a vette dove le sfumature rosa lasciano il posto al rosso e al nero e dove anche il linguaggio si fa crudele e impietoso. Un vero e proprio pugno nello stomaco per una storia in cui il protagonista vive una doppia vita per sfuggire ad un passato di miseria e violenza che lo ha visto prima nel ruolo di vittima e poi in quello dell’efferato carnefice. Non è un noir “Anima mia” e neppure una gangster story perché qui i buoni si confondono troppo spesso con i cattivi, giocando sul sottile filo psicologico del Dottor Jekill e del suo alterego Mr. Hyde. Il thriller qui è solo lo sfondo di questa intricata relazione basata sulla Nemesi.

In realtà tutta la vicenda è congegnata per offrire una possibilità di redenzione a ciascun personaggio (la madre di Abby, Ramon, il maggiordomo); e, proprio come accade nella Vita, il singolo individuo sceglie se tornare sui suoi passi o continuare per la strada già percorsa. Rachele Vestri mira, quindi, a lanciare un messaggio di speranza –quasi del tutto scevro dal finto buonismo imperante negli anni che viviamo- a questo mondo un po’ sbandato e ulteriormente messo a dura prova dalla Pandemia che ci ha colpito. E lo fa con mano felice, tanto che alcuni punti salienti, alcuni snodi fondanti della storia sembrano scene girate più che  pagine scritte, con un richiamo forte ad una sorta di Effetto Kulešov in cui l’influenza sul lettore è data dal suono descritto e non dalla scena raccontata.

Dinamico, fluido, accattivante è un ottimo inizio per Rachele Vestri, scrittice che nella Vita ha mollato poche volte. Anzi quasi mai.

 


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