Se le indagini proveranno che l’attacco della settimana scorsa alle strutture petrolifere dell’Aramco proveniva dal territorio iraniano, l’Arabia Saudita lo considererà un “atto di guerra”. L’avvertimento è arrivato dal ministro degliEsteri del Regno, Adel al-Jubeir, il quale ha comunque ribadito che Riad è impegnata a cercare una soluzione pacifica. “Riteniamo l’Iran responsabile, perché i missili e i droni che sono stati lanciati contro l’Arabia Saudita erano costruiti e commissionati dall’Iran”, ha detto il ministro in un’intervista esclusiva alla Cnn. “Ma lanciare un attacco dal proprio territorio, se è questo il caso, ci mette in una posizione diversa, sarebbe considerato un atto di guerra”, ha sottolineato Jubeir.
L’Arabia Saudita sta aspettando i risultati di un’inchiesta, a cui son stati invitati investigatori internazionali, sull’attacco del 14 settembre scorso, che ha dimezzato la produzione petrolifera del Regno. L’attacco è stato rivendicato dai ribelli Houthi dello Yemen, appoggiati da Teheran, che si è però dichiarata non coinvolta nella vicenda. Washington, però, ha puntato il dito direttamente sul regime degli ayatollah. “Se continueranno su questo percorso”, ha avvertito Jubeir riferendosi all’Iran, “allora rischiano la possibilità di un’azione militare”. “Nessuno, però, vuole la guerra”, ha garantito il ministro, “tutti vogliono risolvere la situazione in modo pacifico e il risultato finale deve essere la fine delle politiche aggressive dell’Iran”.