Giunge alla seconda edizione il Festival del Giallo Città di Napoli a firma di IoCiSto, che si è aperta ieri nella sede dell’Istituto francese Grenoble in Via Crispi.
In coincidenza con la settimana franco-napoletana, il festival ha aperto i battenti il 25 maggio e terminerà domenica 28 con una serie di incontri tra autori e lettori e con un originale carosello di eventi il primo dei quali è il processo al ladro gentiluomo: Arsenio Lupin, nato dalla penna di Maurice Leblanc.
Il direttore del Festival Ciro Sabatino, alla presenza della console francese Lise Moutoumalaya, ha accolto i numerosi convenuti con una interessante dissertazione sui classici della letteratura gialla, il violino di Natasha Korsakova accompagna e introduce l’inizio del processo; ma non si illudano quelli della mia generazione, non sono le note della sigla della serie tv in bianco e nero degli anni ’70 interpretata da Georges Descrières quanto quelle -più note al pubblico presente- di Lupin versione cartoni animati, trasmessa in Italia agli inizi del decennio successivo.
Il tribunale
Il collegio giudicante vanta nomi come Carlo Spagna a presiedere il dibattimento, giudici a latere Costanzo Cea e Maurizio De Giovanni, un indaffarato cancelliere con le fattezze di Ciro Sabatino, all’accusa Raffaele Marino e alla difesa Diego Da Silva, che non ha fatto rimpiangere la laconicità dell’avvocato Malinconico. Lupin le gentleman cambrioleur si traveste anche in questa circostanza assumendo l’identità di Luca Crovi, sotto i cui occhi sbalorditi sfilano i testi che lo accusano: l’elegante contessa di Cagliostro e un brillante Herlock Sholmes (no, non è un errore di battitura ma un personaggio creato dallo stesso Leblanc, visto il veto imposto da Doyle di inserire nei suoi romanzi il personaggio dell’investigatore inglese) che ha l’accento di Enrico Solito e che invoca l’impiccagione dell’imputato per plagio e la dott.ssa Esposito, dirigente della Polizia Scientifica di Napoli. Il PM, oltre a contestare numerosi reati a Lupin, gli confuta e smonta anche quell’ aura da Robin Hood che ruba ai ricchi per una malintesa forma di giustizia sociale. Lupin ruba per sè, si traveste di sovente da nobile e circuisce donne ricche, le sposa e poi fugge, assumendo una nuova identità. Ciò nonostante, non può essere privato della definizione di gentleman perchè in realtà egli fa tutto questo senza fare ricorso ad alcun tipo di violenza.
La fuga
Durante la breve pausa durante la quale i giudici si ritirano per deliberare, Lupin, a dispetto delle manette e della cella di sicurezza in cui viene rinchiuso, riesce a mettere in atto un’altra delle sue rocambolesche fughe; condannato dalla giustizia, tornerà libero perchè -come disse lo stesso Leblanc- “Arsène Lupin è un animo intrepido in un corpo inattaccabile”.