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Basket: blocco retrocessioni, ennesimo sfregio al movimento

L’ennesima “pezza a colori” proposta da Gandini non farebbe che peggiorare la situazione.

Ci mancava anche questa!!!

Dopo la penosa estate che ha visto la LBA elemosinare partecipanti dalla A2, ricevendo rifiuti e salvando non si sa come la Virtus Roma, ecco l’ennesima idea di cui nessuno sentiva il bisogno: bloccare le retrocessioni e togliere una promozione dalla Serie A2.

A pro di che? Ci permettiamo di chiedere.

Cosa hanno portato queste soluzioni d’emergenza al basket italiano? Basta andare indietro di poco più di un mese, proprio in casa di quella Virtus magicamente iscrittasi al campionato in corso, salvo chiudere i battenti senza nemmeno arrivare a mangiare il panettone.

A cosa serve preservare chi non ha i requisiti economici per disputare una stagione sulla base di pagherò molto nebulosi e, conseguentemente, disattesi?

E permetteteci di non commuoverci come Toto Bulgheroni per le parole di Sardara, nessuno si è commosso per i tifosi di Roma, illusi ed abbandonati, nessuno si è commosso per i giocatori di pallacanestro lasciati per strada, con stipendi per nulla paragonabili ai colleghi della serie A di calcio.

Nessuno si commuove quando gli stessi giocatori aspettano per mesi di vedere stipendi promessi su contratti firmati da ambo le parti, anzi, questi diventano i cattivi di turno se si permettono di porre lodi al fine di recuperare le cifre pattuite per il loro lavoro.

Non si può, e non si dovrebbe, venire sempre incontro a chi non ha fatto “i compiti”, a chi ha pianificato una stagione in base a tanti, troppi se, senza certezze finanziarie, cosa ancor più inconcepibile di fronte alla situazione attuale, con i palazzetti forzatamente vuoti per evitare la trasmissione di SARS-CoV-2.

Con quale diritto, allora, dovremmo privare le squadre di A2 in lotta per le due promozioni di uno dei posti a loro assegnati?

È forse stato prescritto da qualche medico di fare squadre ben oltre il proprio budget a chi non aspetta altro che questo blocco per alleggerire un monte ingaggi che non poteva sostenere dall’inizio?

E come pensiamo di risanare un movimento che continua ad avere più buchi di un Emmenthal? Come pensiamo di creare una stabilità che permetta allo spettatore di guardare una partita di pallacanestro e non dover pensare che, probabilmente, di lí a poco il risultato potrebbe cambiare per questioni estranee al campo? Con quale animo può, un tifoso, guardare la corsa ai playoff se, poi, parte delle squadre del campionato decide di privarsi dei loro migliori elementi proprio dopo aver affrontato la sua (ipotesi nemmeno così improbabile)?

Con quale spirito può, un potenziale utente, avvicinarsi a questo sport se, poi, il merito sportivo viene ridotto a mero accessorio?

Non è, e non potrà mai essere, mettere le classiche “pezze a colori” la via di risanamento del basket italiano.

Non è cambiando le regole in corsa che chi ha sbagliato correggerà i propri errori, come non è possibile che regga una stagione di Serie A chi sostiene che la retrocessione in A2, i cui costi sono molto più contenuti grazie all’inclusione nel dilettantismo, significherebbe la propria sparizione.

Le regole, e le scremature, vanno fatte prima, a bocce ferme. E se devono saltare alcune delle cosiddette piazze storiche, che si paghi questo prezzo; sarà un incentivo per rifondarle con imprenditori più lungimiranti.

L’esempio più chiaro del modo giusto di agire è la Liga ACB, la quale pretende che i requisiti economici minimi siano accreditati ex ante, che ci siano i presupposti per terminare la stagione da subito. E così che, anche con una squadra da retrocessione, l’Estudiantes si è salvato: le promosse dalla LEB Oro non avevano i requisiti per sostenere il massimo campionato e vi hanno rinunciato. Ma in estate, non a dicembre, non a campionato in corso.

O si parte da questi presupposti o si lasci tutto com’è: qualsiasi soluzione tampone, qualsiasi scialuppa di salvataggio per chi ha “fatto i conti senza l’oste”, ancor di più in una fase di gravissima incertezza come quella causata dalla pandemia da covid-19, non farà che peggiorare la situazione, togliendo al movimento cestistico italiano quel poco di credibilità rimasto.

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