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BREXIT, JUNCKER: RINVIO? SÌ CON ACCORDO SU RITIRO ENTRO 12 APRILE

Una proroga per la Brexit? Sì, a patto che il parlamento inglese approvi ufficialmente il “deal” entro il 12 aprile.

Nel suo intervento a Bruxelles, nella mini-plenaria del 3 aprile, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker ha chiarito che l’Unione europea accetterebbe una proroga fino al 22 maggio solo nel caso in cui l’accordo di uscita dall’Ue venga approvato dal Parlamento britannico con maggioranza congrua. In caso contrario, nessuna proroga, lunga o corta che sia, perché si correrebbe “il rischio di mettere in pericolo il corretto svolgimento delle elezioni europee e il funzionamento dell’Unione”. In una lettera inviata al presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, Junker ha anche ribadito la disponibilità dell’Unione europea a vari scenari di compromesso con la Gran Bretagna, dall’accordo di libero scambio a una serie di semplificazioni doganali, fino all’ipotesi di uno spazio economico europeo. Secondo Junker, la Commissione sarebbe pronta a iniziare le discussioni a partire dal momento in cui l’accordo di ritiro sarà firmato, “con l’inchiostro ancora fresco”, ha scritto il presidente della Commissione al suo omologo parlamentare.

L’equipe dei negoziatori UE è pronta, “Michel Barnier – il negoziatore della Commissione – anche”, ricorda sempre Junker, augurandosi che lo stesso avvenga dall’altro lato della Manica. “Questo – si legge nella lettera – dipende interamente dal Regno Unito”. Benché non fosse lo scenario preferito, la Commissione europea si è preparata al “no deal” con 91 note specifiche, 32 atti non legislativi, 19 proposte di legge e tre comunicazioni, oltre ai 72 seminari sul tema condotti negli Stati membri. Ciò nonostante, il Regno Unito, secondo il presidente Junker, deve ancora fornire una risposta sui tre temi principali legati alla separazione, ovvero il rispetto e la protezione dei diritti dei cittadini, il mantenimento degli impegni finanziari presi dalla Gran Bretagna in quanto stato membro dell’Unione e la questione irlandese, sulla quale i Britannici dovranno rispettare alla lettera, scrive Junker, l’Accordo del Venerdì Santo del 10 aprile del 1998, quando Tony Blair e Bertie Ahern, rispettivamente premier del Regno Unito e dell’Irlanda, misero fine al conflitto nordirlandese definendo i rapporti tra Irlanda e Regno Unito.

 

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