Theresa May è pronta a cercare di negoziare con l’Ue modifiche all’accordo di divorzio raggiunto a novembre che introducano garanzie “vincolanti” contro il contestato meccanismo del backstop per l’Irlanda. La premier lo ha detto inaugurando ieri la ripresa del dibattito ai Comuni sul “piano B” sulla Brexit, sullo sfondo del sostegno del governo a un emendamento ad hoc del deputato Graham Brady, mirante a ricompattare la maggioranza e a far rientrare il dissenso dei Tory brexiteers e degli alleati unionisti nordirlandesi del Dup. Si terrà entro il 13 febbraio il nuovo voto cruciale di Westminster sul piano B per la Brexit che Theresa May si è impegnata a cercare di negoziare con l’Ue, con l’obiettivo di ottenere una modifica per allontanare il contestato backstop sulla questione del confine irlandese.
La premier May dà appuntamento al 13 febbraio per un emendamento risolutivo per Bruxelles
Lo ha detto la stessa premier ai Comuni, precisando di voler tornare in aula anche se il negoziato con Bruxelles dovesse fallire entro il 13, con un statement da sottoporre al dibattito della Camera con votazioni su possibili emendamenti il giorno dopo. Corbyn, May rischia di portarci verso no deal – Il tentativo di Theresa May di ottenere dall’Ue entro il 13 febbraio le modifiche all’accordo sulla Brexit “che non è riuscita” a portare a casa “in due anni” è “vano”. E rischia di mettere il Paese di fronte al “pericolo d’uno sconsiderato no deal” che imprese e sindacati giudicano “catastrofico per l’economia e i posti di lavoro”. Così Jeremy Corbyn nella sua replica alla premier. Il leader laburista ha quindi accusato May di voler solo tenere insieme i Tory e l’ha sfidata su un accordo che lasci Londra nell’unione doganale. Se l’intesa con l’Ue “viene bocciata” le conseguenze “sarebbero gravi”, ha avvertito May secondo cui “rimangono in gioco” le possibilità di un No Deal ma anche il rischio “di non avere affatto una Brexit”.
La premier , nel discorso pronunciato in uno stabilimento industriale di Stoke-on-Trent, ha affermato che “abbiamo il dovere di implementare il risultato del referendum. Dopo aver osservato gli eventi negli ultimi 7 giorni, il risultato più probabile sembra una paralisi in Parlamento, che rischia di produrre l’assenza di Brexit”. In questo modo prova a convincere l’ala dura dei brexiteers minacciando la permanenza nell’Unione, anche se sembra difficile che questa tattica possa funzionare.