La mostra dei capolavori di Canova visibile fino al 30 giugno
Oltre la più rosea delle proiezioni, il Mann si gode la sua primavera: sono più di sessantamila gli ingressi negli ultimi quindici giorni, arrivati per la mostra “Canova e l’antico”, aperta fino al 30 giugno. “È come una passione contagiosa – dice il direttore Paolo Giulierini, quella che spinge i nostri visitatori ad ammirare l’allestimento sul grande artista, per poi spaziare alle altre collezioni”. Il trend in crescita, fa registrare il 30 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In rassegna, tra l’atrio e il Salone della Meridiana, più di centodieci opere del “Fidia di Possagno”, tra cui le famosissime “Tre Grazie”, “Amore e Psiche stanti”, “Ebe”, “Danzatrice con le mani sui fianchi”, arrivate in prestito dall’Ermitage di San Pietroburgo. “Canova a Napoli – aggiunge Giulierini – è un’occasione unica, imperdibile, mai vista. Tre anni di lavoro con le più importanti istituzioni italiane e mondiali hanno generato una mostra che lascerà per sempre il segno. Siamo orgogliosi di queste grandi folle al Mann: ci confermano una scelta che definire vincente è poco”. Per la prima volta, dodici grandi marmi e oltre 110 opere (grandi modelli e calchi in gesso, bassorilievi, modellini, disegni) del sommo sculture considerato “ultimo degli antichi e il primo dei moderni”, in un confronto con i capolavori dell’arte classica che lo ispirarono.
Nel corpus espositivo, illustrato oggi alla presenza del ministro Alberto Bonisoli, un nucleo eccezionale di ben sei marmi provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo, che vanta la più ampia collezione canoviana al mondo: in arrivo L’Amorino Alato, L’Ebe, La Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche stanti, la testa del Genio della Morte e la celeberrima e rivoluzionaria scultura delle Tre Grazie – ma anche l’imponente statua, alta quasi tre metri, raffigurante La Pace, proveniente da Kiev e l’Apollo che s’incorona del Getty Museum di Los Angeles.
“Canova è un grandissimo artista, ma c’è un aspetto poco noto della sua attività: la sua opera di recupero di molte opere che Napoleone aveva portato in Francia, segno che la diplomazia culturale ci restituisce pezzi del patrimonio”. Per il ministro per i beni culturali Alberto Bonisoli la mostra sulle opere di Antonio Canova grazie al prestito del museo Ermitage di San Pietroburgo rappresenterà un esempio di una restituzione sia pure temporanea con l’esposizione al Mann di un centinaio di sculture e non solo dello scultore italiano neoclassico.
Il ministro, alla sua ottava visita in Campania, accompagnato dal direttore del Mann Paolo Giulierini, ha visitato la Sala della Meridiana e la Sala del Toro Franese, ammirato la grande statua di Ferdinando di Borbone in veste di Minerva, opera di Canova che è sullo sclaone centrale del Mann. Bonisoli poi si è diretto per un sopralluogo nei cantieri del Braccio nuovo, dove sono in corso i lavori per la realizzazione di un auditorium da 300 posti e un ristorante, e ha incontrato le maestranze e i restauratori. “È la prima volta che visito il Mann – ha aggiunto Bonisoli – è una sfida, qui ci si confronta con qualcosa di unico ed eccezionale, ci si sente un pò piccoli di fronte a quello che si è riuscito a realizzare nel passato. Al Museo archeologico di Napoli c’è un piano strategico, non è scontato in Italia. È una novità. Identità e missione devono essere affiancati da strategie e risorse”. “Il Mann, dove si trova la grande statua canoviana di Ferdinando IV di Borbone – spiega il direttore Giulierini – era il luogo ideale per costruire una mostra che desse conto di questo dialogo prolungato tra il grande Canova e l’arte classica”. Qui infatti si conservano le pitture e sculture ‘ercolanesi’ che Canova vide nel primo soggiorno in città (che definì Paradiso) nel 1780; quindi i marmi farnesiani, studiati già quand’erano a Roma in palazzo Farnese.