Il museo napoletano di Capodimonte rispolvera opere d’arte stipate nei depositi e dà il via ad una nuova mostra. Il titolo dell’esposizione è estremamente suggestivo: “La mostra Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere” dal 21 dicembre 2018 al 15 maggio 2019, organizzata dal Museo insieme alla casa editrice Electa. È il secondo capitolo di una trilogia di esposizioni che sfida il principio costitutivo del museo, proponendolo non più come entità statica e immobile, presunta lezione magistrale, ma come luogo di libertà, di creativitità, di potenziale espressivo. E così nonostante lo spazio espositivo del museo conti ben 15.000 mq organizzati in 126 sale, conserva parte della sua collezione in ben cinque depositi medi e grandi che conservano opere di ogni tipo, importanti, con attribuzione incerta, in condizioni conservative precarie.
“Le storie ancora da scrivere”, la mostra dal 21 dicembre al 15 maggio 2019 con le opere custodite nei 5 depositi.
Tra queste vi sono, ad esempio, la collezione di oggetti esotici del Capitano James Cook donati da Lord Hamilton a Ferdinando IV di Borbone e i numerosi serviti da tavola in porcellana di Meissen, di Berlino, della Manifattura Richard Ginori, impossibili da esporre per la loro vastità, che testimoniano la necessità della corte sabauda, a ridosso dell’Unità d’Italia, di dotare le nuove residenze e sedi della corte in Italia di adeguati corredi da tavola. Nel corso degli anni, dai depositi, è stata ricostruita la collezione di oggetti rari di provenienza Farnese attualmente nella Wunderkammer del Museo e la collezione del cardinale Stefano Borgia suddivisa in tre sezioni – il Museo Sacro, l’Arabo Cufico e l’Indico – dopo lunghissimi lavori di ricognizione sull’antico inventario. La mostra espone ben 1220 opere tra dipinti, statue, arazzi, porcellane, armi, e oggetti di arti decorative provenienti unicamente dai cinque depositi di Capodimonte – Palazzotto, Deposito 131, Deposito 85, Farnesiano e GDS (Gabinetto dei Disegni e delle Stampe) – per raccontarne il ruolo e la storia tra scelte imposte dai dettami del gusto, dalla natura della collezione del museo o dallo stato conservativo delle opere.