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COREA DEL NORD: PASTORE LIBERATO DA PYONGYANG ERA UNA SPIA DI WASHINGTON E SEUL 

Kim Dong-chul, il pastore sudcoreano naturalizzato cittadino Usa liberato dalla Corea del Nord lo scorso anno, dopo circa due anni e mezzo di detenzione, ha dichiarato che durante la sua permanenza in quel paese svolgeva attività di spionaggio per conto della Corea del Sud e degli Stati Uniti. Lo ha riferito ieri il sito web Nk News. Kim era stato arrestato nella città nordcoreana di Rason nell’ottobre 2015, e condannato a 10 anni di lavori forzati per spionaggio e atti sovversivi l’anno successivo. All’epoca i media di Stato nordcoreani avevano sostenuto che Kim avesse confessato le sue colpe, in particolare la raccolta di informazioni politiche e militari riservate per contro dell’intelligence sudcoreana. Kim è uno dei tre cittadini statunitensi liberati lo scorso anno, circa un mese prima del primo summit tra il presidente Usa, Donald Trump, e il leader nordcoreano Kim Jong-un. L’uomo ha dichiarato a Nk News che i contenuti della confessione strappatagli dalle autorità nordcoreane erano perlopiù veritieri, ed ha spiegato di essere stato anche un informatore della Central Intelligence Agency statunitense.

Il governo degli Stati Uniti ha sollecitato la Corea del Nord a desistere da “ulteriori provocazioni”, dopo il lancio di due missili balistici a corto raggio effettuato da Pyongyang nella mattinata del 25 luglio. “Sollecitiamo a evitare ulteriori provocazioni”, ha dichiarato la portavoce del dipartimento di Stato Usa, Morgan Ortagus. “Vogliamo un confronto diplomatico con la Corea del Nord. Continuiamo a insistere e auspicare che questi negoziati di lavoro vadano avanti”, ha aggiunto la portavoce, ribadendo al contempo che le sanzioni Usa a carico di Pyongyang rimarranno in vigore sino al raggiungimento dell’obiettivo della denuclearizzazione della Corea del Nord.

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