In Italia “la prima ondata è stata gestita meglio di tutti gli altri governi” ma “il patrimonio di conoscenze e prestigio conquistato a marzo e aprile è stato dilapidato perché nei mesi estivi non è stato fatto nulla per mettere il Paese in sicurezza. In migliaia sono in isolamento a casa, perché non si è capaci di dare alloggio ai positivi. Quando ci fu il terremoto noi mandammo in albergo 70 mila persone in pochi giorni”. Lo afferma, in una intervista al Corriere della Sera, Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile. Evidenzia quindi che “i pilastri necessari per contrastare l’epidemia si stanno sgretolando, il servizio sanitario ha l’acqua alla gola e non sarà in grado di rispondere all’emergenza incalzante. Non vorrei rivedere le scene di medici russi, cubani e albanesi che accorrono in nostro aiuto nelle rianimazioni”, “è inaccettabile aver avuto bisogno di loro in un Paese con la nostra tradizione medica. Siamo diventati terra di conquista, terzo mondo. Va bene, a marzo siamo stati colti di sorpresa. Adesso no.
Eppure mancano posti in ospedale, i nuovi letti di rianimazione veri a me risultano molto pochi oppure sono stati realizzati chiudendo sale operatorie o togliendo spazio altrove” e “dovevano essere assunti 10 mila infermieri. Dove stanno, come sono stati distribuiti? Il filtro dei medici di famiglia è di nuovo saltato e i pronto soccorso sono sotto pressione. Tagliate le visite ambulatoriali ordinarie, ed è gravissimo perché patologie gravi rischiano di essere diagnosticate troppo tardi”. E interrogato se ambisca a diventare sindaco di Roma risponde? “Non mi sono candidato a diventare nulla per la mia città. Sto facendo il volontario per aiutare il Paese nell’emergenza Covid. Ho realizzato gratuitamente posti di terapia intensiva a Milano e a Civitanova”.