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Coronavirus . Coach pozzecco: “Il virus mi terrorizza, sono fifone”

Nel corso di SkySport 24, l’allenatore della Dinamo Sassari, Gianmarco Pozzecco, racconta la sua paura sul Coronavirus

“Io sono un fifone e questo virus mi terrorizza, non vado a fare nemmeno la spesa. Se dovessi prendere il coronavirus, vista la mia età rischierei di non farcela – dice Pozzecco con un sorriso -. Questa situazione non mi pesa. Sto a casa, mi sveglio presto la mattina e faccio talmente tante cose che la giornata passa anche troppo in fretta. Non vivo la noia, ho mille cose da fare e sto iniziando a programmare la prossima stagione. Peraltro questo coronavirus ci insegna tante cose: siamo sempre focalizzati su quello che accadrà sul futuro ed è giusto così, ma io penso che sia anche molto importante vivere bene il presente, nel mio caso specifico la professione di allenatore e il rapporto quotidiano con i giocatori”.

L’ex playmaker ha escluso con un sorriso la possibilità di un ritorno nella sua Trieste: “Non mi passa per la testa, non ho voglia di tornare a vivere con mamma e papà, altrimenti non mi fanno uscire dopo cena. Preferisco fare il cretino in giro per il mondo”. Pozzecco si è poi soffermato su alcuni episodi del passato da giocatore, a partire dall’esclusione dalla nazionale che vinse l’oro agli Europei del 1999. “Feci il tifo contro e non mi vergogno a dirlo. Sono sincero e spiego la mia posizione: è stata una bella sofferenza per me e nel momento in cui vieni messo da parte è davvero complicato e difficile fare il tifo per quella che sentivi come la tua squadra. Sfido chiunque abbia vissuto un’esperienza del genere a dichiarare il contrario”.

Pozzecco, peraltro, ha ammesso di aver capito a posteriori la scelta dell’allora ct dell’Italia Bogdan Tanjevic: “Ho una venerazione per lui e oggi da allenatore condivido la sua scelta – ha spiegato il tecnico di Sassari – Doveva prendere delle decisioni e fu molto diretto: non mi riteneva un giocatore di livello europeo e me lo disse chiaramente. La sincerità paga sempre. Del resto non avrei mai accettato di andare agli Europei come terzo play: dipende da come vivi la vita, io non mi sono mai voluto sentire ne’ secondo ne’ terzo, nella mia carriera ho deciso inconsapevolmente di vivere da protagonista o in alternativa di venire escluso”.

 

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