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Coronavirus e guerra del petrolio mandano le Borse: Milano sprofonda -11,17%

Lo spread sale a 227 punti, tutte le borse europee in rosso

La tempesta perfetta sui mercati finanziari e le borse affondano: non solo l’espansione del coronavirus in Italia ed Europa in genere, ma anche la guerra del petrolio aperta dal mancato accordo tra Opec e Russia sui tagli alla produzione di greggio per sostenere il prezzo del barile. Va in scena un lunedì tremendo per le Borse occidentali: Piazza Affari affonda e con l’apertura ampiamente negativa di Wall Street si appesantisce nel pomeriggio dopo un lieve miglioramento e termina a -11,17%, mentre lo spread tra Btp e Bund tedeschi tocca sul finale la soglia dei 227 punti base, dalla chiusura sotto 180 di venerdì scorso, con il rendimento dei decennali italiani che sale oltre l’1,41 per cento.

In un messaggio che tenta di rassicurare, il Tesoro dice che si impegnerà “affinché venga approntato in tempi rapidi un pacchetto di misure dell’Unione Europea in coordinamento con l’intera comunità internazionale”. Wall Street segna subito il calo-limite del 7% e le contrattazioni vengono sospese per quindici minuti: una misura che non scattava dalla crisi post-Lehmann Brothers. Dopo l’avvio choc, i listini restano in profondo rosso ma con variazioni meno marcate: alla chiusura degli scambi in Europa il Dow Jones perde il 6% e il Nasdaq il 6,22%. Milano, protagonista come tutti i listini azionari di un 2019 caratterizzato da fortissimi rialzi, torna così a livelli dell’inizio dello scorso anno. Per ritrovare un ribasso percentuale nell’arco di una sola seduta bisogna invece tornare al giugno 2016, quando all’indomani del referendum sulla Brexit il Ftse Mib chiuse a -12,46%.

La Consob intanto fa sapere che non è in programma uno stop alle contrattazioni dal momento che l’autorità “non ha evidenza che gli andamenti della Borsa italiana siano riflesso di attacchi speculativi, salvo che non si voglia attribuire a questo termine la reazione degli operatori alle incertezze sul futuro generate dagli effetti del coronavirus sull’economia”. Già in Oriente le vendite sono scattate a raffica, durante la notte. Alla luce di questi scossoni, la Federal Reserve – che nei giorni scorsi ha tagliato il costo del denaro – ha fatto sapere che aumenterà da un minimo di 100 a uno di 150 miliardi di dollari al giorno l’importo che inietta quotidianamente sul mercato monetario, fino al 12 marzo per i prestiti overnight (repo). L’importo per le operazioni di due settimane sarà aumentato anche per le operazioni bisettimanali, da almeno 20 miliardi di dollari ad almeno 45 miliardi di dollari.

Prende la parola anche il Fondo monetario internazionale, che chiede “una risposta internazionale coordinata” e che “le Banche centrali siano pronte ad agire”. Il crollo del petrolio e dei mercati azionariDopo una minima stabilizzazione, il petrolio ha visto le quotazioni crollare di nuovo: il barile di greggio Wti – la qualità americana – ha scontato un ribasso fino al 33 per cento. Una mazzata che non si vedeva dal 1991, ai tempi della Guerra del Golfo, che l’ha portato a vedere quota 27,3 dollari al barile, minimi dal 2016, salvo poi risalire oltre i 33 dollari.

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