Questa volta sono 64 i dipendenti risultati positivi, 20 “in attesa di referto” su totale di 511.
Stesso esito anche per 7 pazienti sui 727 ospiti che si trovano al momento nella residenza per anziani più grande d’Italia. Durante la prima ondata del contagio, il Trivulzio è finito al centro di un’inchiesta giudiziaria per l’alto numero di pazienti positivi, l’uso dei Dpi e l’organizzazione dei reparti. Preoccupa, dunque, l’alto numero di positivi che emergono dall’ultimo bollettino diffuso dal Pat. I vertici del Trivulzio spiegano, però, anche che “in considerazione dei falsi positivi risultati tra i pazienti l’azienda sta provvedendo” a sottoporre a “nuovo tampone anche il personale asintomatico risultato positivo”, che lavora sia riservata ai pazienti in riabilitazione e cure intermedie, sia nella Rsa dove gli anziani non autosufficienti sono residenti di lungo termine. Il tutto entro domani.
La direzione della “Baggina” definisce quei casi “anomali” in una nota in cui si dice che potrebbe trattarsi di falsi positivi. L’ipotesi, soprattutto per quanto riguarda i pazienti, è che le provette si siano contaminate nel laboratorio del Policlinico che le analizzava finora, con il quale “è cessata la collaborazione nell’ultima decade di ottobre per una nuova attribuzione delle competenze”. Le anomalia erano sono dallo screening condotto nel periodo 27 ottobre – 2 novembre. Su 727 ospiti della residenza per anziani, sottolinea il Pat, erano emersi 41 positivi, troppi rispetto al “trend storico di negatività e alle caratteristiche cliniche dei pazienti”.
Dal secondo controllo, è emerso che, delle 41 positività refertate “è stata confermata la positività di un solo campione, risultando negativi gli altri 40”. Gli effettivamente positivi tra gli ospiti della Rsa erano in realtà solo 7, ovvero lo 0,96% . Allo stesso screening erano stati sottoposti gli operatori, in tutto 551: anche in questo caso 64 i positivi, quindi oltre l’11% del totale. Numeri che sono parsi troppo elevati rispetto alle tendenze delle ultime settimane. Necessario, dunque, per i vertici del Pat ripetere i tamponi, sia con un servizio di drive-in sanitario che a domicilio. “Che qualche caso in più rispetto alle settimane precedenti, se pensiamo a quanto sta succedendo in Lombardia, è plausibile”, dice il professor Fabrizio Pregliasco, da aprile incaricato di supervisionare il dipartimento socio sanitario del Pat. “L’unico paziente confermato positivo anche dal secondo tampone, però, era appena arrivato”. Sei ospiti, poi, sono sttai inviati in ospedale per ricevere le cure adeguate.
Per quanto riguarda gli operatori sanitari, invece, non è escluso che vista la “recrudescenza del contagio territoriale” che “rispecchia l’andamento della curva epidemica cittadina, lombarda e nazionale” possano aver contratto il Covid-19 anche “nella vita quotidiana o in ambito familiare”, chiarisce Pregliasco, che invita alla prudenza. “Adesso attendiamo l’esito dei nuovi tamponi – conclude – e poi valuteremo”. Dubbi e perplessità, però, sono state sollevate da alcuni dipendenti in servizio in diversi reparti del Pat e che si sono visti distribuire mascherine KN95 che riportavano la dicitura “non medical”m materiale distribuito dalla Protezione Civile e da Regione Lombardia. “Sono mascherine filtranti che sono nate come dispositivi di protezione personale – ha chiarito Pregliasco – ma sono comunemente utilizzate anche dagli operatori sanitari. Le usa anche il personale in servizio sulle ambulanze e sono perfettamente idonee a soccorrere i pazienti”.
Unica avvertenza, non impiegarle in reparti dove ci sia la dispersione di droplet e cambiarle ogni 4 ore. Al Trivulzio, poi, sono state prese altre precauzioni: dal 25 ottobre sono state chiuse le accettazioni e i ricoveri nelle cure intermedie sono in esaurimento dato che la maggior parte dei pazienti sono in via di dimissione. I tamponi vengono fatti ai lavoratori ogni 15 giorni, mentre il triage all’ingresso è quotidiano anche se misurando semplicemente la febbre non è possibile individuare eventuali asintomatici. Vietate, infine, le visite dei parenti.