Coronavirus. Usa, Europa e Sudamerica: è una strage quotidiana

La pandemia da Covid-19 continua a far registrare numeri altissimi soprattutto in Europa, Sudamerica e Stati Uniti.

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Complessivamente, il nuovo coronavirus ha infettato dalla sua apparizione alla fine dell’anno passato nella provincia cinese dell’Hubei più di 56,2 milioni di persone uccidendone poco meno di un milione e 350mila. Gli Usa presentano il bilancio più pesante in assoluto con oltre 11,5 milioni di contagi e 350.520 vittime. Negli States l’epidemia sta colpendo duramente con una seconda ondata che nelle ultime 24 ore ha fatto registrare 170.161 nuovi contagi e 1.848 decessi. In Europa, gravissimo il bilancio italiano con 753 morti (che ne fanno salire il dato complessivo a 47.217) e 34.283 contagi per un totale ormai giunto a 1.272.352 . “In questi giorni – ha detto ieri Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per i rapporti con le istituzioni sanitarie internazionali per l’emergenza Covid-19 – si parla molto degli indicatori del monitoraggio, io invito a guardarne uno ineludibile, che nessuno può maneggiare: quello dei morti, che nelle statistiche è sempre sottostimato. Nel caso della pandemia, possono essere soltanto di più e l’Italia in questo momento ha il tasso di letalità più alto al mondo, dopo gli Stati Uniti”. “Basti pensare che in una fase esponenzialmente crescente dell’epidemia, negli Stati Uniti muoiono 1000 persone, mentre da noi ieri circa il 60% degli Stati Uniti.

 

In questa situazione, i virologi continuano a lanciare appelli per il rispetto dei gesti-barriera, avvertendo che in mancanza di una maggiore disciplina in tal senso il tasso di letalità continuerà a salire nella stagione fredda. Intanto, da oggi New York, città simbolo della prima ondata della pandemia negli Usa, torna a chiudere le scuole dopo che la media settimanale di contagi nella metropoli ha raggiunto la soglia del 3%. Tutti gli studenti passeranno quindi alla didattica a distanza. Si tratta di una decisione, ha twittato il sindaco, Bill de Blasio, dettata da “un’abbondanza di cautela”. È certo comunque che il fermo dell’istruzione in presenza rappresenti una sorta di sconfitta per l’amministrazione cittadina, salita alle stelle dopo essere stata la prima in una grande città a riaprire gli edifici scolastici. Il passaggio all’istruzione a distanza interromperà l’istruzione di molti dei circa 300mila bambini che hanno frequentato le scuole in queste settimane e creerà problemi di assistenza all’infanzia per i genitori che contano sul fatto che i loro figli stiano a scuola per almeno una parte della settimana. “Oggi è una giornata dura, ma questa è una situazione temporanea”, ha spiegato de Blasio in una conferenza stampa tenuta con un ritardo di cinque ore a causa del confronto frenetico tra il sindaco, il sindacato e il governatore. Alla fine, scontentando un po’ tutti, de Blasio ha dichiarato che “le nostre scuole torneranno”, ma ha aggiunto che la riapertura potrebbe non avvenire fino al mese prossimo se non addirittura più tardi.

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