La notizia del ritrovamento all’interno dello stabilimento Catalent ad Anagni di 2 milioni 900mila fiale di vaccino AstraZeneca contro il coronavirus, pari a 29 milioni e 200 mila dosi (da ogni fiala se ne ricavano dieci dosi) ha fatto suscitato un enorme clamore anche in considerazione della difficoltà con cui il nostro paese riesce ad ottenere dosi vaccinali per contrastare la pandemia. Sull’argomento Agenzia Nova apprende che le fiale di vaccini non sono state sequestrate e che dopo la conta, l’azienda è tornata a movimentare le merci, e quindi anche le fiale, anche se sotto il controllo vigile dei Nas. Il blitz dei carabinieri del Nucleo anti sofisticazione è scattato a mezzanotte di sabato ed è durato fino alle 8 di domenica mattina. L’accesso allo stabilimento Catalent di Anagni, che produce per conto di AstraZeneca il vaccino destinato alla piattaforma di smistamento, solo europeo che ha sede in Belgio, è stato effettuato dai militari del Nas di Latina, di Roma, il nucleo carabinieri Nas presso Aifa, su mandato del ministero della Salute per cercare riscontri sulla esattezza dei dati in possesso alla Commissione europea relativamente a ciò che vi è nel sito ciociaro di produzione del farmaco. Secondo quanto ha appreso Agenzia Nova, serviva l’effetto sorpresa per cristallizzare una immagine precisa di ciò che vi era nello stabilimento. E dentro c’era materia prima, linee di produzione in fase di allestimento e prodotto finito.
È stato quindi fatto l’inventario sia dal punto vista dei gestionali informatici che della reale presenza di materiale nello stabilimento. Contando fiala per fiala, i carabinieri sono arrivati alla cifra di 2 milioni 900 mila flaconi di prodotto finito ma, considerando che da ogni fiala si ricavano dieci dosi, la conta definitiva era di 29 milioni e 200 mila dosi. La produzione, durante i controlli, non ha avuto neanche un solo minuto di stop. Fino a che non è finito il censimento i militari hanno piantonato l’ingresso dello stabilimento. Nessun vaccino è uscito nel periodo della contabilizzazione e quando hanno finito il piantonamento, il lunedì notte, sono continuati i controlli sui carichi e gli scarichi. La produzione finita rispondeva ai dati contenuti nei gestionali informatici, quindi nulla di nascosto, almeno fino al perimetro dell’azienda dato che da Anagni, i vaccini vanno tutti in Belgio. Nessuna irregolarità dal punto di vista della conservazione, della lavorazione e dello stoccaggio: era tutto “pulito come uno specchio”. I dati riscontrati sono arrivati al ministero della Salute, che di conseguenza ha inviato al Consiglio dei ministri e alla Commissione europea. Spetterà a quest’ultima fare il confronto con quelli in suo possesso.