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Covid, è già “seconda ondata” a Singapore. De Luca ha ragione

De Luca minaccia di chiudere la Campania e il Nord vuole ripartire. Ma il virus è ritornato a Singapore: da solo 226 casi ai 8.014 positivi totali di ieri in poche settimane

L’allarme arriva da Singapore: la “seconda ondata” ha investito la città-stato asiatica. Mentre in Italia si parla di spiagge col plexiglass e gite fuori porta, con Fontana-Gallera-Zaia e compagnia cantante che “vedono” la loro normalità, il Covid 19 è ritornato a Singapore senza bussare alla porta. La prudenza del governatore della Campania Vincenzo De Luca è stata irrisa dai suoi “colleghi” padani, ma i dati parlano chiaro per quel che concerne la gravità del Coronavirus: a Singapore, a metà marzo, i casi erano appena 226, ieri in città si sono contati ben 8.014 positivi e il maggior rialzo giornaliero con 1.426 nuovi contagiati rispetto al 20 aprile.

La fonte è lo stesso governo che pubblica ogni giorno il report sull’andamento del contagio: https://www.gov.sg/features/covid-19. Il Coronavisus è un nemico da non sottovalutare. Il paradigma “Singapore” è emblematico, non sono ammessi errori di valutazione o ritardi, delibere pasticciate, anziani condannati a morte e milioni di famiglie ridotte al lastrico. Il modello “a singhiozzo” adottato da Singapore sembrava essere vincente. Lockdown immediato. Al primo segnale proveniente dalla Cina, il governo ha letteralmente chiuso tutto. Attività commerciali, scuole, controlli sistematici di temperatura e test di massa. Lì non esiste Confindustria. Poi a Singapore sembrava passata la paura. Brevi lockdown alternati a momenti di maggiore libertà. Oggi a Singapore, si deve rispondere a sms sulla propria posizione diverse volte al giorno.

Le opposizioni in Italia pensano a fare politica, la privacy è fondamentale, no? Ma la città asiatica, tecnologicamente così avanzata ed esperta dopo l’esperienza Sars del 2003, sta ripiombando nel caos. Chi sono i contagiati? Le analogie con il nostro Paese sono sociologicamente rilevanti. Noi abbiamo le Rsa, gli ospizi, a Singapore la trappola è nei i dormitori per i lavoratori stranieri. Al centro del boom dei contagi, in un paese che si era distinto nei mesi scorsi per l’efficace risposta alla crisi epidemica globale, ci sono proprio queste strutture affollatissime: oltre 200mila lavoratori migranti provenienti dal Bangladesh, dall’India e da altri paesi asiatici vivono in dormitori che ospitano fino a 20 persone per stanza.

Il vicepremier di Singapore, Heng Swee Jeat, ha dichiarato ieri che la città-Stato dovrà adottare ulteriori misure di contenimento della Covid-19, anche a costo di causare ulteriori danni a breve termine all’economia. Heng ha anche dichiarato che le previsioni economiche del governo sono sostanzialmente in linea con quelle presentate ieri dal Fondo monetario internazionale (Fmi), che per quest’anno prevede una recessione economica globale del 3 per cento. Con l’ultima cifra, il paese è diventato la nazione più colpita tra le nazioni del Sud-Est asiatico, superando l’Indonesia e le Filippine. La strategia “tira e molla” non ha funzionato. L’Italia s’è desta. Armiamoci dell’elmo, la guerra deve ancora iniziare.

 

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