Attaccati il porto della capitale libica Tripoli, la notizia diffusa stato dall’inviato Onu
L’esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar, poco dopo l’annuncio dell’inviato Onu, ha rivendicato martedì di aver colpito una nave turca che trasportava munizioni e armi provenienti dalla Turchia nel porto di Tripoli. “La nave turca carica di armi e munizioni attraccata questa mattina nel porto di Tripoli è stata distrutta”, ha dichiarato una nota del centro media dell’Lna sulla sua pagina Facebook.
Le due fazioni in lotta in Libia, hanno ripreso oggi i colloqui a Ginevra con la mediazione delle Nazioni Unite. Un reporter di Reuters da Tripoli ha riferito di aver visto del fumo nero provenire dall’area portuale. Una fonte locale ha riferito che un magazzino nella zona portuale è stato colpito. “Fino a che la tregua continuerà ad essere violata, come oggi contro il porto di Tripoli, è molto molto difficile pensare a un dialogo e un negoziato tra le due parti”, ha sottolineato l’inviato speciale dell’Onu per la Libia.
Salamé: “Chi può aiutare a monitorare l’embargo di armi è il benvenuto”A Ginevra Salamé ha anche denunciato le ripetute violazioni dell’embargo. “La Libia è un Paese pieno di armi. Per non parlare dei mercenari”. Affermando di essere disponibile a ogni azioni destinata a bloccare le armi: “L’embargo sulle armi in Libia è una ‘big story'”. Commentando le notizie arrivate ieri da Bruxelles, Salamé ha quindi sottolineato che “l’operazione Sophia è conclusa per essere sostituita da un altro progetto”.
Salamé ha ricordato come ci siano “molte migliaia di chilometri di confini terrestri, decine di aeroporti e chilometri di coste libiche” da monitorare. “Tutti coloro che possono aiutare a monitorare i trasferimenti di armi sono benvenuti – ha affermato – Non è un mio problema se la missione si chiama Sophia o in un altro modo”. “La realtà è che la Libia è in una situazione di instabilità dal 2011” e “sarebbe naif pensare che una sola riunione” sul dossier militare, politico o economico possa risolvere la “serie di problemi aperti, che sono estremamente complicati”, ha aggiunto l’inviato speciale dell’Onu per la Libia. “Serviranno vari round per ogni ‘track’ per arrivare a una soluzione”.