Tra le prime conseguenze che Fabio Papa ha ravvisato, analizzando l’assetto attuale dell’economia mentre il mondo fa ancora i conti con il Covid 19, c’è una quasi cronica mancanza di materie prime.
E’ un dato, questo, che ci accompagna da almeno un anno, da quando taluni beni (si pensi ad esempio ai pc, ai tablets e ai computers portatili necessari per lo svolgimento di attività quali la DAD e lo smart working) hanno incrementato notevolmente il loro valore per l’impossibilità di ricaricare gli articoli. Gli scambi commerciali soffrivano di una chiusura pressochè totale dei mercati, cosa che, invece, adesso sembrerebbe scongiurata.
L’I-AER, dunque, attraverso l’elaborazione dei dati raccolti ha ravvisato, all’interno di un quadro più generale, una grossa macrotendenza: ogni volta che i prezzi al consumo salgono in modo incontrollato, a livello globale è molto facile che si inneschi una recessione, e questo fenomeno si è già verificato almeno cinque volte nell’economia moderna (nel 1975, nel 1980, nel 1990, nel 2000 e nel 2008). Il direttore dell’istituto di ricerca, pertanto, ritiene che le attuali politiche governative debbano essere riorientate in favore di tre direttrici: una indirizzata verso un maggiore sostegno all’ingresso dei giovani nelle imprese, e suggerisce “la totale defiscalizzazione contributiva per un quinquennio per chi assume lavoratori under 35”. Una seconda direttrice dovrebbe andare verso la “mitigazione dei bonus a pioggia in favore della riduzione del cuneo fiscale”, in modo da “favorire un più alto potere di acquisto dei lavoratori”. Infine, la terza orientata a favore di “un blocco per almeno 12 mesi del caro energetico” almeno “in favore delle imprese di produzione e di trasporto”, per “frenare la corsa dei prezzi, con risorse governative stanziate ad hoc”.
“Riusciremo ad imparare dai nostri errori? La risposta- chiude Papa- sembra non essere così confortante”, in quanto “siamo sull’orlo di una crisi invisibile, di cui tutti fanno finta di non accorgersi”.