Lo scandalo Palamara-Lotti-Csm, la bufera politica in seguito all’arresto del consulente della Lega Paolo Arata e la spaccatura nel governo sul salvataggio di Radio Radicale. Tre flashes che spingono sull’orlo di ina crisi di nervi i Capi del Pd, della Lega e del M5s.
Tre casi che la dicono lunga sulla conflittualità e sulla qualità morale dei politici che vorrebbero o pretendono di guidare il Paese.
In questo scenario, è giunto alla svolta il maledetto imbroglio che vede coinvolti l’ex presidente dell’Associazione Magistrati Luca Palamara, l’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti e il parlamentare Dem Cosimo Ferri. Le intercettazioni parlano chiaro e rappresentano evidenti atti di accusa. E ora la domanda è d’obbligo: cosa farà il Segretario del Pd Nicola Zingaretti di fronte agli inequivocabili virgolettati di Luca Lotti?
È uno scandalo, questo del Csm, con le stimmate del Pd renziano. Lotti – ormai è chiaro – trattava con Palamara per sistemare magistrati amici in sedi “sensibili”. Anche in quel Tribunale in cui figurava come imputato.
Zingaretti avrà la forza e il coraggio di colpire duramente gli autori della manovra che getta fango sul Nazareno e discredito sulla terzietà della Magistratura?
Avrà la forza – il Segretario Dem – di adottare misure esemplari contro i trafficoni all’ombra della vicenda Consip in cui Lotti figura imputato e mossi dalla voglia di vendetta contro Giuseppe Creazzo, il magistrato che ordinò l’arresto di Babbo e Mamma Renzi?
Riuscirà, Zingaretti, a tacitare gli avversari del M5s i cui toni appaiono sempre più duri?
“Lo scandalo che investe il Csm – si legge infatti nel Blog Cinquestelle – è un fatto di una gravità senza precedenti nella storia della separazione dei poteri e autonomia delle istituzioni. Rappresenta un attacco enorme alla credibilità dello Stato. Era dal 1981, dai tempi della P2, che non saltavano tante teste: al momento sono cinque consiglieri, uno dimissionario perché indagato e quattro autosospesi per aver discusso del nuovo Procuratore di Roma con i parlamentari del PD Luca Lotti e Cosimo Ferri e con il magistrato Luca Palamara. Come fatto emergere dallo stesso neo eurodeputato dem Franco Roberti, il PD c’è dentro fino al collo e questo scandalo è targato Partito Democratico”.
Un attacco, questo del M5s, al quale il Pd risponde con uguale durezza. Lo fa denunciando le esitazioni e le timidezze pentastellate manifestate in merito agli inquietanti rapporti tra la Lega e il corruttore Paolo Arata.
Uno scambio di accuse – questo tra M5s e Pd – che denota anche la debolezza delle rispettive leadership.
Detto papale papale, il maggior partito di opposizione e la maggiore forza di opposizione interna al Governo – Pd e M5s – appaiono sprovvisti di Uomini-guida autorevoli e in grado di cambiare il corso della vicenda politica.
Zingaretti dà l’impressione di essere la versione in salsa rosa di Luigi Di Maio e il Capo politico Cinquestelle è quello che è, dalle rape non si può cavar sangue…
Per quanto riguarda il Segretario del Nazareno si tratta di una impressione non lontana dalla realtà. Una impressione attraverso la quale può essere spiegata la debole iniziativa politica del Pd post congressuale e la ancora fastidiosa vivacità interna dei renziani.
E se per Di Maio la croce si chiama Matteo Salvini, per Zingaretti, per il Pd e per il Paese la croce continua a chiamarsi Matteo Renzi, l’ex Capo Scout di Rignano sull’Arno che per bramosia di pop corn fece in modo che Palazzo Chigi passasse a guida Gialloverde e che il malridotto Stivale fosse consegnato alla rozza megalomania di Salvini, leader e capo religioso della Lega.
Sconsigliato dalla forza di persuasione dei numeri ha rinunciato a costruirsi un partitino personale. E ancora accecato dal rancore e dallo smisurato Ego, il Rignanese ora fa trapelare l’ipotesi di richiesta di un congresso straordinario in caso di sconfitta del Pd alle prossime regionali in Romagna programmate a inizio autunno. Intende proporsi come salvatore della Patria, l’ex Capo Scout. Proprio Lui che di guai alla Patria ne ha confezionati in quantità industriale…
Inutile dire che nello scandalo Csm c’è anche la sua impronta…