Le rovine dell’antica Pompei non smettono di regalare sorprese. E che sorprese!! Dai lavori di scavo nell’area dell’isolato 10 della Regio IX, è infatti spuntato fuori un prezioso affresco con natura morta che riproduce una…pizza. Sì, avete letto bene: una pizza. O almeno un “disco bianco” simile ad una focaccia, che richiama molto da vicino il celebre piatto della tradizione culinaria partenopea elevato a patrimonio dell’umanità nel 2017 in quanto “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”. Ovviamemte non può essere la nostra celebre “Margherita” dato che 2mila anni fa mancavano alcuni degli ingredienti più caratteristici di quel gustosissimo piatto, ovvero i pomodori (che sarebbero stati importati in Europa dalle Americhe solo dopo la scoperta di Cristoforo Colombo) e la mozzarella. Tuttavia, come risulta da una prima analisi iconografica, ciò che era stato rappresentato sulla parete di quell’antica dimora pompeiana potrebbe essere realmente un lontano antenato della pietanza moderna, a conferma di come certe tradizioni della nostra terra affondino realmente le proprie radici nella storia millenaria della Campania Felix.
LA SCOPERTA NELL’ATRIO DI UN PANIFICIO
Il dipinto riportato alla luce si trova nell’atrio di una casa annessa ad un panificio, già esplorato tra il 1888 ed il 1891. I lavori di scavo erano stati sospesi e solo di recente (gennaio 2023) ripresi nell’ambito delle attività di ricerca e tutela del Parco Archeologico di Pompei previste nel progetto di messa in sicurezza dei fronti del sito mariano. Nel caso specifico, i lavori, tuttora in corso, hanno interessato il settore nord dell’isolato, in particolare gli ambienti del panificio stesso e quelli distribuiti intorno all’atrio della casa, con accesso da via di Nola. Proprio quest’ultimo è stato liberato dal materiale di risulta degli scavi ottocenteschi rivelando il crollo delle coperture compluviate all’interno dello strato di pomici bianche e una porzione residuale degli strati vulcanici da flusso nel settore meridionale. E’ in tale settore, ancora in parte ingombro dai crolli, che si conservava il tablino affrescato.
UN PREZIOSO DONO PER GLI OSPITI?
A ben vedere la scena raffigurata riunisce un insieme di elementi in grado di fornire un’istantanea delle abitudini non solo alimentari ma anche proprie di costume delle città sepolta dal Vesuvio. Definito “xenia“, il tipo di affresco potrebbe legarsi, infatti, alla tradizione dei “doni” che venivano offerti agli ospiti in base ad un’antica abitudine risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.) ereditata poi anche dai romani. Nel dettaglio, l’ignota artista ha dipinto un vassoio in argento contenente un calice di vino, la focaccia piatta (antenata della pizza), una ghirlanda di corbezzoli gialli, datteri e melograni. Questi ultimi due frutti sembrebbero presenti anche sulla “pizza”, che a sua volta potrebbe essere stata condita anche con spezie oppure, come lascerebbero presupporre i puntini color giallastro e ocra che vi si notano sopra, con un tipo di pesto definito “moretum” in latino. Come hanno spiegato gli archeologi del Parco Archeologico di Pompei, si suppone che accanto a un calice di vino, posato su un vassoio di argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e forse un dattero), condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra. Inoltre, presenti sullo stesso vassoio, frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli, accanto a datteri e melograni.
NELL’AFFRESCO I TEMI DELLA TRADIZIONE ELLENISTICA
Nel complesso, nell’area vesuviana sono note circa trecento immagini analoghe; la particolarità dell’affresco rinvenuto di recente si deve anche alla notevole qualità della sua esecuzione. Precisa infine Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei: “Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati, ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto ‘povero’ nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati”.
LO SCAVO IN UN’AREA DI CIRCA 3.200 MQ
L’intero cantiere di scavo dell’insula 9 interessa un’area di circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio e si inserisce in un più ampio approccio, sviluppato durante l’ultimo decennio e teso a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest’ultima ammontante a circa 22 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell’abitato antico. Il Parco Archeologico di Pompei ha pubblicato un primo inquadramento storico-archeologico dell’affresco sull’E-Journal degli Scavi di Pompei, consultabile liberamente in rete sul sito www.pompeiisites.org e funzionale alla condivisione tempestiva di dati scientifici provenienti da scavi e ricerche in corso nel sito UNESCO e nel suo territorio.
Fonte news e foto: Pompeiisites.org