Le posizioni tra il presidente del Consiglio Conte e la Lega continuano ad essere distanti
Dopo le tensioni nella maggioranza sul decreto sicurezza bis da portare in cdm, il premier Giuseppe Conte è salito ieri al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durato circa un’ora e mezza. Le posizioni tra il presidente del Consiglio e la Lega continuano ad essere distanti. Mentre infatti il ministro dell’Interno Matteo Salvini vorrebbe un consiglio dei ministri per l’approvazione già oggi del provvedimento, Conte e il M5s frenano. E anche per il Colle restano perplessità sulle pene per i manifestanti previste dal decreto sicurezza bis, ma anche butti sul decreto famiglia dei pentastellati, senza copertura e requisiti. E mentre Salvini, in visita ieri a Putignano dove è stato accolto da una vivace protesta, chiude il comizio dicendo: “Vado a Roma, che ho un decreto sicurezza che farò di tutto perché sia approvato”, Luigi Di Maio prova a stemperare lo scontro a Radio anch’io: “Dopo il voto per le Europee lunedì il governo deve andare avanti, però: patti chiari amicizia lunga… Non è che ci rimangiamo quello che abbiamo detto sulla corruzione o sulle province”.
Ma a riaprire le ostilità di pensa il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti che, dopo aver attaccato Conte accusandolo di essere di parte, nel corso di un incontro con la stampa estera ribadisce: “La mia riflessione è che se c’è un governo del cambiamento deve farlo e non vivere di stallo, deve fare le cose. Faccio questa riflessione dopo settimane in cui il governo ha avuto problemi. Non accuso nessuno, tantomeno il premier, ma così non si può andare avanti, senza affiatamento. Questo affiatamento va ritrovato, sennò non si va avanti”. E in merito all’ipotesi di convocare il cdm, taglia corto: “Oggi non ci sarà, ci sono incombenze tecniche”. Poi si aggiunge con durezza: “Sono dispostissimo a fare un passo indietro, se me lo chiedono e se non ritengono utile la mia posizione. Quanto al governo la stabilità è importante ma no all’immobilismo. La campagna elettorale mi ha fatto vedere un Paese vitale, dobbiamo esserne all’altezza”. E conclude: “Capisco che uno straniero faccia fatica a capire la politica italiana: vorremmo politica più normale, con senso di responsabilità. In questo, anche se sembra paradossale, vorremmo una politica più europea, più tedesca”.