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DI MAIO SI ARRENDE: “MI DIMETTO DAL M5S, BASTA PUGNALATE ALLE SPALLE”

L’ex leader del M5S: “Una forza visionaria unica al mondo”

Luigi Di Maio si è dimesso da capo politico del M5S. “Oggi si chiude un’era. Sono cambiati i punti cardinali della politica, ma noi non vogliamo essere il nuovo nord o il nuovo est. Noi vogliamo essere la bussola”. Lo ha detto Luigi Di Maio, parlando a margine della presentazione del «Team del futuro», la nuova organizzazione basata sui facilitatori regionali che il M5S si è data per affrontare la nuova fase di vita del Movimento. Di Maio ha ricordato i primi dieci anni di vita di quella che definisce una «forza visionaria unica al mondo».

Ha enfatizzato i risultati ottenuti, le «leggi che hanno cambiato in meglio la vita degli italiani». E ha promesso: «Anche se il Paese è cambiato, ed è cambiato anche grazie a noi, continueremo ad essere l’incubo di analisti finanziari e politici. E lo saremo ancora, non è finita qui». «Sappiamo bene che il Movimento è nato per scardinare il potere costituito — ha detto ricordando le battaglie appoggiate, come No Tav, no Tap, vitalizi e le concessioni autostradali —. Stando al governo abbiamo scoperto quanto sia difficile. Abbiamo resistito, con fatica, per essere dalla parte degli italiani e non dei privilegi». Ha poi riconosciuto che alcuni obiettivi non sono stati raggiunti, per mancanza di condizioni o di vincoli creati da altri in passato. «Tutto si può fare se programmato con realismo, ma non certo in pochi mesi. Ecco perché il Movimento 5 Stelle non può essere giudicato per 20 mesi al governo. Dobbiamo pretendere di essere giudicati almeno alla fine dei 5 anni della legislatura, perché serve tempo per rimettere in ordine i disordini creati da chi c’era prima. Ecco perché il governo deve andare avanti».

«Preferisco passare per ingenuo piuttosto che da imbroglione —ha poi sottolineato ricordando il «tradimento» dell’alleato leghista, pur senza citarlo —. Ho sempre agito nell’interesse degli italiani. Noi ci siamo fidati sempre del popolo. Se il Movimento non credesse più nel prossimo non avrebbe più ragione di esistere. Io mi fido di te dovremmo dircelo più spesso, dovrebbe essere scritto ovunque».

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