“I primi mille tamponi sono arrivati il 16 aprile”, dichiara Pregliasco. Dal 14 marzo al 22 aprile 203 decessi solo al Trivulzio.
Il registro degli indagati della Procura di Milano è pronto per essere compilato: i responsabili della “strage dei nonni” al Pio Albergo Trivulzio hanno le ore contate. In particolare in denuncia presentata alla Guardia di Finanza del capoluogo lombardo di Milano si leggono nomi e cognomi di chi ha imposto al personale un diktat scellerato e criminale. Attorno al 14 marzo l’emergenza Covid 19 era cosa nota. Alla “Baggina” scoppia una bagarre all’interno del reparto di cardiologia. Una dirigente della struttura sanitaria, la dottoressa A.V. dopo essere stata chiamata con la forza del personale sanitario che vedeva gli anziani soffocare, “….raggiungeva il reparto di cardiologia e ribadiva che non era necessario indossare le mascherine”. Lo stralcio di questa dichiarazione, messa a verbale, è uno dei punti di svolta dell’inchiesta. La dirigente ribadisce ad un’infermiera che “non devi usarla (la mascherina, ndr) altrimenti creiamo scompiglio tra i degenti”. Sì, l’unica preoccupazione della dirigente del Pat sembra essere proprio lo “scompiglio”. Tutto deve restare sottotraccia, nel silenzio così amato da camici e colletti bianchi. Il risultato della gestione “consapevole” dell’emergenza Covid al Trivulzio ha provocato dal 14 marzo al 22 aprile ben 203 decessi. Gli anziani con i sintomi del coronavirus sono stati curati senza le necessarie protezioni e poi morti, ma senza accertamenti. Per non contare poi gli spostamenti “pericolosi” tra strutture, andati avanti fino 15 giorni fa come ha accertato la Guardia di Finanza. Le fiamme gialle milanesi hanno sequestrato le cartelle cliniche dei pazienti deceduti indicati nella denuncia alla quale hanno fatto seguito tante altre. Un infermiere ha spiegato: “Alla Baggina i pazienti a rischio sono rimasti tra i padiglioni senza diagnosi e presumibilmente hanno diffuso il virus. Due di quelli che entrano al Grossoni, il reparto di cardiologia sono poi morti e archiviati come casi sospetti”. Arrivano così le prime ammissioni sui dispositivi di protezione individuale e sui tamponi. Così Fabrizio Pregliasco, il virologo dell’università Statale di Milano: “Al Pio Albergo Trivulzio di Milano i tamponi non c’erano. C’era una difficoltà di avere a disposizione in modo sistematico queste indagini virologiche. I primi mille tamponi sono arrivati il 16 aprile”. Le indagini vanno avanti.
La difesa del Pio Albergo Trivulzio
Il direttore generale della struttura Giuseppe Calicchio è indagato per epidemia e omicidio colposi dalla procura di Milano. Nonostante le prove schiaccianti sull’accaduto il suo difensore di fiducia Vinicio Nardo continua a ripetere la stessa solfa: “Al Pio Albergo Trivulzio nessuno ha mai detto né messo per iscritto che non si dovevano utilizzare le mascherine per non diffondere il panico. Dal Pat non sono state mai accettate persone positive dall’esterno”. Di tutt’altro avviso Alessandro Azzoni, portavoce del Comitato verità e giustizia per le vittime del Trivulzio: “Constatiamo ancora poca chiarezza da parte del Pio Albergo, non abbiamo avuto dati concreti e rassicuranti su quanto avvenuto finora all’interno della struttura”.
Ricoverato medico che sollevò caso
Luigi Bergamaschini, il geriatra che ha sollevato il caso del Pio Albergo Trivulzio, al centro (insieme a un’altra ventina di Rsa) delle inchieste milanesi sulla gestione dell’emergenza Coronavirus delle case di cura, si trova al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Milano per una polmonite. Lo si apprende da fonti sanitarie. Sono in corso gli accertamenti sulla sua positività al Coronavirus.
Due dipendenti del Trivulzio chiedono il risarcimento danni
Due dipendenti del Pio Albergo Trivulzio di Milano hanno chiesto il risarcimento dei danni per aver contratto il Covid-19 lo scorso aprile mentre lavoravano nella struttura. Dall’ufficio legale del Pat si precisa che “per obbligo di polizza al pervenire di richiesta risarcitoria l’assicurato è tenuto a notiziare senza ritardo la compagnia di assicurazione a fine di valutare sin da subito ogni più opportuna iniziativa a tutela della parte cui viene contestata la responsabilità e, ciò, indipendentemente dal ritenere o meno fondata la richiesta risarcitoria. Questa comunicazione non presuppone alcuna valutazione di merito sulla sussistenza di profili diretti o indiretti di responsabilità da parte dell’assicurato”.