Il Senato approva la fiducia posta dal governo sul decreto crescita con 158 sì e 104 contrari
Il Senato approva la fiducia posta dal governo sul decreto crescita con 158 sì, 104 contrari e 15 astenuti. Il provvedimento diventa legge. Durante l’esame, cominciato questa mattina, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha posto, a nome del governo, la questione di fiducia anche nell’aula di Palazzo Madama, come già avvenuto per la Camera una settimana fa. Il provvedimento andava convertito in legge entro il 29 giugno, pena la decadenza. Il testo ha ottenuto, venerdì 21 giugno, il primo via libera dalla Camera, con 270 voti favorevoli e molte assenze fra i banchi dell’opposizione. Tra i punti principali lo scivolo di 5 anni per gli aspiranti pensionati; il salvataggio di Roma, grazie a un intervento dello Stato per 1,4 miliardi di euro; la riapertura dei termini per aderire alla rottamazione delle cartelle inviate dal fisco e del saldo e stralcio, con nuova scadenza fissata al 31 luglio 2019; l’estensione dell’accesso al fondo per il credito anche alle imprese in concordato preventivo, come Mercatone uno. Confermato nel testo il no all’immunità penale e amministrativa del commissario straordinario, dell’affittuario o acquirente dell’Ilva di Taranto. Durante la discussione in aula qualche contestazione tra i banchi del M5s c’è stata dopo l’intervento dell’ex premier Matteo Renzi, che ha dichiarato il voto contrario del Pd: “In questa fase in cui il mondo va verso l’intelligenza artificiale, voi scegliete la strada della stupidità naturale. Per questo voteremo no al decreto. Voi avete detto no alla crescita e l’Italia pagherà il conto della vostra cialtronaggine”.
Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha richiamato il “senatore Giarrusso e soci”. Le critiche dell’opposizione si sono appuntate, oltre che sul merito del provvedimento, anche sui ristrettissimi tempi di esame a Palazzo Madama. E una ‘tirata d’orecchi’ al governo sul punto è arrivata in dichiarazione di voto finale anche dal relatore m5s, Gianluca Castaldi. Il presidente del senatori Pd Andrea Marcucci, calcoli alla mano, osserva: “Il governo perde la maggioranza in Senato, sul Dl crescita votano si in 158, esattamente 13 in meno rispetto alla prima fiducia a Conte. L’incompetenza e l’arroganza non pagano”. E il segretario Pd, Nicola Zingaretti: “È stato approvato il decreto anticrescita. Un provvedimento utile solo alla propaganda. Solo pannicelli caldi, una serie di pasticci e un grande disastro chiamato Ilva che rischia di chiudere”. Tuttavia i cinquestelle si dicono soddisfatti: “Portiamo a casa un pacchetto sostanzioso di misure mirate per imprese e professionisti. Dalla deducibilità Imu sui beni strumentali al super-ammortamento, fino al taglio progressivo dell’Ires, gli imprenditori italiani potranno da subito contare su una serie di sostegni che daranno una “spinta” alla produttività”. Da Osaka, dove è impegnato nel G20, anche il premier Giuseppe Conte ha manifestato soddisfazione su Twitter: “L’approvazione del Decreto Crescita è il segnale di un Paese che fa sistema e rilancia l’economia. Agevolazioni fiscali per le imprese, promozione degli investimenti privati, tutela del made in Italy: il Governo è con i cittadini per continuare a crescere. Insieme”.