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“ECATOMBE AL TRIVULZIO DI MILANO”, LA GUARDIA DI FINANZA A CACCIA DELLE CARTELLE CLINICHE SPARITE

Scattata l’inchiesta al Trivulzio, occultati morti e tac. Almeno 143 anziani deceduti in poche settimane

Al Pio Albergo Trivulzio di Milano qualcuno ha fatto morire soffocati migliaia di anziani “ospiti” della Rsa affetti da Coronavirus. Hasthag24news aveva preannunciato lo scorso 8 aprile gli aspetti chiave su cui la magistratura si sarebbe concentrata, in questo reportage: https://www.hashtag24news.it/anziani-condanna-a-morte-al-trivulzio-di-milano-linchiesta-e-le-prove/. Ieri mattina la Guardia di Finanza ha perquisito il Pio Albergo Trivulzio di Milano.  Alle le 21, gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria, agli ordini del Generale di Brigata Vito Giordano, erano ancora negli uffici amministrativi della direzione generale della struttura per prelevare atti, cartelle cliniche, hard disk: un’operazione che non si vedeva dai tempi di tangentopoli.

Milano è sempre stata l’epicentro del malaffare, città espressione di un’intera Regione, travestita dalle facce signorili ed educate dei colletti bianchi, e dei camici, che seminano morte e divorano le finanze. Al centro dell’inchiesta l’assenza di tamponi e mascherine che, almeno fino alla metà di marzo, secondo quanto denunciano i lavoratori, sarebbero state vietate “sotto la minaccia del licenziamento per non allarmare gli ospiti”. Ma anche la presunta sparizione di lastre e tac da alcune cartelle cliniche, di dispositivi di protezione dai magazzini e i rapporti del Trivulzio con Regione Lombardia. Una decina di militari delle fiamme gialle hanno bussato all’ufficio dell’unica persona fisica indagata, finora, ovvero il direttore generale Giuseppe Calicchio. Nel registro degli indagati iscritto anche il Pio Albergo Trivulzio ai sensi della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti.

I militari hanno esibito il decreto di perquisizione firmato dai sostituti procuratori di Milano Mauro Clerici e Francesco De Tommasi in cui si accusa la “Baggina”, così si legge nell’atto, di non aver “adottato per colpa le cautele necessarie e i presidi di sicurezza per gli operatori e le persone ricoverate, atte quantomeno a ridurre l’estensione del contagio da virus covid-19 all’interno e all’esterno” dell’istituto. I finanzieri hanno acquisito le cartelle cliniche dei circa 230 anziani che sono deceduti da gennaio nella Rsa, forse per avere il quadro della situazione anche prima dell’esplosione della pandemia. Dal 1° marzo al 12 aprile ha ucciso ben 143 ricoverati. Sono state prelevate anche le comunicazioni tra la Regione Lombardia e la Baggina legate alla delibera con cui l’8 marzo il Pirellone diede la possibilità alle Rsa di ospitare, su base volontaria, pazienti Covid dimessi per “liberare rapidamente i posti letto degli ospedali per acuti”.

Al Pio Albergo Trivulzio fu assegnato il compito di smistarli nelle altre residenze dove dovevano essere collocati in ambienti separati da quelli degli ospiti già presenti. Secondo un’indagine dell’Istituto superiore della sanità il 37,4% dei decessi (pari a 1.400 dei casi) in circa 600 Rsa monitorate, dal primo febbraio riguardano persone che sono risultate positive al SarsCoV-2 o con sintomi riconducibili al Covid-19. Ma l’inchiesta si sta allargando a macchia d’olio in tutta la Lombardia. Ieri mattina, i carabinieri del Nas hanno ispezionato le Rsa di quattro province lombarde Milano, Monza, Como e Varese. Qualcuno, o più di qualcuno dovrà pagare. I responsabili di regione Lombardia e delle case di riposo hanno la coscienza sporca. Hanno “ucciso” migliaia di anziani malati. Morti da soli e buttati nei sacchi della spazzatura, come dimostrano alcuni video acquisiti dalle fiamme gialle. Poi mandati in Toscana e Liguria per essere bruciati. Lontano da lì, per nascondere la “puzza di bruciato” e l’odore della morte innocente.   

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