Esclusiva H24news, Maradona Jr: “GeVi di cuore contro Forlì, Napoli da champions”

Diego a 360º: "La GeVi gioca di squadra, occhio ad Orzinuovi in Coppa Italia; le critiche a Gattuso? Uno schifo"

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Avere il tempo d’interagire con una persona come Diego Armando Maradona Jr è una fortuna per chi ne ha l’opportunità, permette di togliere il velo di inutili chiacchiere altrui che offuscano chiunque abbia un minimo di notorietà dietro veli e maschere di cui nessuno, né lui né chi lo conosce, sentiva il bisogno.
Quando il silenzio si fa spazio a discapito della cacofonia, la voce di Diego Jr. emerge a dire ciò che pensa senza necessità di essere interpretata da altri.
Schiettezza nelle opinioni, argomentazione minuziosa, tanto nei meandri del calcio, che ha vissuto con un nome dal peso che supera lo scibile umano, come del basket, che ha abbracciato e studiato con passione, come dimostra l’attenzione ai dettagli tattici, così come faceva suo padre, spesso spettatore al Mario Argento.
Oltre la discendenza, ai nostri microfoni si è prestato un uomo di sport, e ne restano assai pochi.

 

Innanzitutto complimenti per l’ottenimento della cittadinanza argentina, come stai dopo il covid?
Mi sono ripreso, ho ricominciato ad allenarmi anche se in maniera più controllata; è stata dura, ma ci siamo rialzati.
La nazionalità argentina, per me, è un motivo di grande orgoglio, è una cosa che desidero da quando ho memoria. È un motivo di felicità, Papá ne sarebbe stato orgoglioso.

Diego ed il Basket, una passione ereditaria, come è nata?
Io ho sempre amato il basket da quando l’ho visto la prima volta. È normale che ci si inizi ad appassionare ad uno sport quando si comincia a capirne schemi e regole. Da piccolo non ne capivo tantissimo, con il passare del tempo mi sono documentato; l’esplosione della passione nasce con lo sbarco dell’NBA nella tv italiana che coincise con il Napoli Basket di Jerome Allen, Mike Penberthy e Bennet Davison.

L’occhio del tifoso sul Napoli Basket, eri al palazzetto domenica, che impressione hai avuto sulla squadra nello scontro al vertice con Forlì?
Molto positiva, la GeVi è una squadra ordinata, con un paio di giocatori fondamentali come Mayo e Parks ma non di solisti, se il tiro non è aperto passano la palla. Domenica è stata una battaglia, ne parlavo con mio zio e con Antonio Mirenghi, Forlì è una squadra molto fisica, che mette le mani addosso, con tre o quattro giocatori di alto livello. La cosa positiva è che l’abbiamo portata a casa con meno esecuzione degli schemi del solito ma con più cuore: a rimbalzo siamo stati molto forti, abbiamo pagato qualcosa nel primo quarto accoppiandoci male in transizione difensiva ma abbiamo fatto quello che dovevamo fare vincendo entrambe le partite più importanti (Scafati e Forlì).

Mayo determinante, era quello che ci si aspettava da lui, anche tu hai vissuto, tuo malgrado, grandi aspettative quando giocavi a calcio e a beach soccer, come gestire la pressione di essere l’uomo di punta di una squadra?
Non è facile, ti troveranno sempre qualcosa che non va. Mayo ha avuto problemi fisici in avvio di stagione ed è un ragazzo da comprendere. La pressione si gestisce lavorando con tranquillità e godendosi tutti i giorni uno dopo l’altro, sembra una frase fatta ma è davvero così. Mayo ha rischiato, quando è rientrato non stava benissimo, è stato bravo Sacripanti ad inserirlo gradualmente.

Dopo questa vittoria e quella nel derby contro Scafati, dove credi possa arrivare la squadra?
Ci sono altre squadre forti, tra cui Torino, Forlì o anche Orzinuovi, vedo Scafati un passo indietro. È inutile negare che Napoli sia la favorita, ma bisogna guardare step by step. Ora c’è la Coppa Italia e siamo accoppiati con Orzinuovi che è una squadra forte, ma Napoli può giocarsi le sue carte. E poi, prima dei play off, ci sarà un’altra finestra di mercato dove si potrà eventualmente integrare un altro giocatore, qualcosa di positivo si potrà sicuramente fare.

Abbiamo parlato di basket, ma il calcio è stato la tua vita, sei cresciuto nelle giovanili del Napoli, oggi il vivaio azzurro attraversa una fase grigia, che idea ti sei fatto?
Non direi proprio grigia perchè non più tardi di 10 anni fa abbiamo prodotto il numero 10 della Nazionale, forse per quantità ma non saprei dire se anche per qualità perchè nel settore giovanile vedo giocatori forti, penso a Cioffi che ha esordito e può essere un giocatore importante per il futuro; mi sarei aspettato più attenzione per i talenti napoletani ma non posso giudicare bene il loro lavoro, non essendo dentro la società, certo è che dall’esterno sembra che De Laurentiis sia più interessato a spendere qualche milione per un giovane che viene da fuori piuttosto che coltivarne uno in casa. Sono scelte aziendali, che non mi trovano d’accordo perchè Napoli ha sempre sfornato talenti interessanti, ma avrà le sue ragioni.

Mi permetto di porti sul tavolo un’idea: Una squadra che vuole essere grande a lungo dovrebbe guardare a lungo termine ed avere un’idea di calcio marchio di fabbrica che andasse anche oltre l’allenatore del momento, insegnata anche ai giovani per permettere loro di arrivare in prima squadra più preparati, come il Barcellona. Quanto ti rivedi in quest’idea di calcio?
Il Barcellona è il calcio. È naturale che io mi riveda molto di più nella politica del Barça piuttosto che in quella del calcio italiano.

Diego Jr allenatore o direttore tecnico del Napoli immagino sarebbe, per te, un sogno come per tuo padre. Per lui non è mai successo; Totti, in diretta con Vieri, ha sollevato la questione sulla mancanza di un ruolo decisionale di ex grandi calciatori, spesso allontanati quando non volevano assumere un mero ruolo da mascotte; che idea ti sei fatto in merito?
Il calcio è dei calciatori, senza calciatori non si va avanti. Tanti calciatori, come Papá, erano scomodi. Un futuro in società l’hanno avuto solo gli ex che si sono “piegati al potere”, ma non è una cosa nuova, Totti ha ragione.

In pochi hanno parlato delle denunce, poi rivelatesi corrette, di tuo padre sul sistema FIFA; è recente la notizia delle migliaia di morti nei lavori del discusso Mondiale Qatar 2022, ultimo lascito della Presidenza Blatter alla FIFA. Pensi sia corretto mantenere l’assegnazione al Qatar nonostante gli scandali che l’hanno caratterizzata? Si è ripulita la FIFA rispetto a quando tuo padre era la sola voce a denunciare la corruzione?
Ci sono degli ambienti che non si ripuliranno mai, sicuramente Infantino mi piace più degli altri negli ultimi anni ma ripulire un’organizzazione del genere è molto complicato. Per quanto riguarda il Qatar dovevamo pensarci prima, ad un anno dal Mondiale penso che sia impossibile un’organizzazione alternativa, tocca andare avanti. Se c’è stata corruzione nell’assegnazione dei Mondiali, gli organizzatori qatarioti sono i meno responsabili.

Parlando di attualità del Napoli, i rientri degli uomini importanti hanno portato ad una serie di risultati utili consecutivi; che valutazione dai alla stagione e quali variabili credi abbiano inciso?
Le polemiche attorno a Gattuso sono state uno schifo, non mi vergogno di dirlo, sono state una vergogna di proporzioni davvero grosse. Il Napoli è una squadra che doveva lottare per andare in Champions, non per vincere lo scudetto, e tutti lo stanno giudicando come se dovesse vincere il campionato. Certo, si poteva fare meglio, ma anche peggio, perchè c’è chi ha fatto peggio. Oggi non vorrei essere nella posizione della Roma, ma nemmeno in quella del Milan.
La squadra al completo ha sempre espresso un buon calcio ed ottenuto risultati importanti, proprio ieri leggevo che, con Osimhen e Mertens a disposizione, il Napoli ha una media di 2,4 punti a partita; una media che ti può dare la qualificazione in Champions ma anche lo scudetto.
È normale che nella valutazione pesi esageratamente la serie d’infortuni e positività al covid-19.
Se ci sediamo a pensare, vediamo che il Napoli ha perso Koulibaly, Ghoulam, Zielinski, Elmas ed Osimhen per covid, in più ha perso per almeno un mese Mertens, Hysaj, Manolas e Mario Rui; non hai una rosa di 50 giocatori, ne hai 20 con due giocatori per ruolo.
Per non parlare del fatto che Lozano si stira nel suo miglior momento, Petagna si fa male quando stava cominciando a carburare, Osimhen si fa male…tutti nel loro miglior momento e tutti insieme, il Napoli ad un certo punto ha giocato con Insigne centravanti, come contro il Granada.
Per quello che ha dovuto subire, il Napoli sta disputando una stagione non positiva, super positiva!

 


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