In Ferrari come alla Juve “vincere è l’unica cosa che conta” e così a soli due mesi dall’inizio del Mondiale un clamoroso ribaltone scuote la scuderia di Maranello: Mattia Binotto sarà il nuovo team principal al posto di Maurizio Arrivabene, che paga a caro prezzo il deludente finale di stagione con l’ennesimo titolo Mondiale sfumato e finito nella bacheca degli storici rivali della Mercedes. L’annuncio ufficiale è arrivato nel tardo pomeriggio di ieri, a borsa chiusa. “Dopo quattro anni di impegno e instancabile dedizione Maurizio Arrivabene lascia la Scuderia. La decisione è stata presa di comune accordo con i vertici dell’azienda dopo una profonda riflessione in relazione alle esigenze personali di Maurizio e a quelle della Scuderia – si legge nel comunicato del “Cavallino Rampante” – A Maurizio vanno i ringraziamenti da parte di tutta la Ferrari per il lavoro svolto e per aver contributo a riportare la squadra a livelli estremamente competitivi. A lui vanno migliori auguri per il suo futuro e le prossime sfide professionali.
A far data da oggi Mattia Binotto assume il ruolo di Team Principal della Scuderia Ferrari. A Mattia continueranno a rispondere tutte le funzioni tecniche”. Dopo aver continuamente negato le voci di un importante rinnovamento a livello gestionale, la scossa è invece arrivata per volontà diretta del presidente John Elkann. Secondo indiscrezioni, sarebbe stato proprio il nipote dell’Avvocato a decidere di non rinnovare il contratto di Arrivabene e promuovere Binotto alla guida della scuderia. L’obiettivo ai piani alti di Maranello è quello di risolvere in modo definitivo il problema del difficile rapporto fra Arrivabene e Binotto, emerso in modo palese nel finale di stagione con il d

uro attacco del team principal in Giappone nei confronti dell’apparato tecnico della squadra. Continuare ad avere due galli nel pollaio sarebbe stato troppo rischioso e confermare Arrivabene avrebbe significato anche il rischio di perdere Binotto, ingegnere capacissimo e non a caso “tentato”dalla Mercedes. Così si è deciso di puntare sul “pupillo” di Marchionne, a cui spetterà ora non solo la guida della parte tecnica ma anche quella gestionale. “Binotto è cresciuto in Ferrari, grazie a lui la macchina si è evoluta in senso positivo e soprattutto è uno che ha lavorato con Marchionne”, ha commentato Cesare Fiorio, storico team principal della Ferrari negli anni ’80. “Rispetto ad Arrivabene ha maggior esperienza tecnica specifica, ma allo stesso tempo essendo un tecnico deve farsi le ossa su quella che è la gestione politica della squadra in un campionato che non lascia spazio a chi si deve improvvisare”, ha aggiunto.
Proprio la gestione dei piloti sarà uno dei primi punti nell’agenda di Binotto, con l’arrivo del giovane emergente Charles Leclerc al fianco del veterano 4 volte campione del Mondo Sebastian Vettel. L’incapacità di dare ordini di squadra in modo chiaro come in Mercedes è stato un altro dei motivi che hanno portato alla seperazione con Arrivabene, incomprensioni come quelle fra Raikkonen e Vettel ai Gran Premi di Germania e Italia non dovranno più accadere. Lo stesso dicasi per alcune scelte strategiche in gara, relative alla scelta delle gomme, che si sono rivelate sbagliate. Toccherà ora al 49enne ingegnere italo-svizzero rilanciare le ambizioni della Ferrari e cercare di riportare a Maranello quel titolo Mondiale che manca dal 2007 con Raikkonen. Arrivando direttamente dalla parte motoristica, padre di fatto delle ultime due monoposto, Binotto sulla carta dovrebbe riportare serenità e sintonia in tutta la squadra visto che come suo erede a capo del reparto tecnico i favoriti sono due suoi collaboratori come il capo dell’aerodinamica Enrico Cardile o del reparto motori Corrado Iotti.