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FINANZIARIA, SCURE DEL GOVERNO SUL TERZO SETTORE

La legge di bilancio elimina la tassazione agevolata per le associazioni del terzo settore che operano senza fini di lucro. Si tratta di uno dei provvedimenti più discussi della legge di bilancio del governo M5s-Lega, approvata al Senato e che ora attende l’ultimo passaggio a Montecitorio. Prima del varo la manovra, la legge di riferimento su questo tema risaliva al 1973, e stabiliva un regime fiscale agevolato per il no profit: 12 per cento al posto del normale 24 per cento. Uno sconto che, nel corso degli anni, è servito alle organizzazioni assistenziali per l’acquisto di beni necessari per assistere poveri, malati, persone in condizioni di disagio. Secondo quanto riporta agi,  la manovra non colpisce né Stato, né mercato ma appunto il Terzo settore, quel’insieme di realtà che non esistono per fare profitto e non sono riconducibili alla pubblica amministrazione sono le associazioni di volontariato, le cooperative sociali, e le società di mutuo soccorso, ma anche le associazioni sportive dilettantistiche, quelle di consumatori e le organizzazioni non governative (Ong). Danno lavoro a circa 800 mila persone in Italia, secondo i datiriportati dal Forum Terzo Settore e relativi al 2016, divise in più di 343 mila realtà. Non solo: all’ultimo censimento del no-profit, crescevano più delle imprese e dei servizi. Dal 1973 godevano di una tassazione agevolata – 12% invece di 24% – che ha permesso loro di fare investimenti come acquistare ambulanze, strumenti per le emergenze e pulmini per disabili.

Con la manovra il governo toglie 118 milioni agli enti no-profi e terzo settore.

Oltre il 50% delle istituzioni è attivo nelle regioni del Nord contro il 26,7% dell’Italia meridionale e insulare. Il numero di istituzioni no-profit ogni 10 mila abitanti è un indicatore che misura più chiaramente la presenza territoriale: se al Centro-Nord tale assume valori prossimi se non superiori a 60 (in particolare al Nord-est, dove raggiunge il livello di 68,2), nelle Isole e al  Sud è pari rispettivamente a 48,1 e 42,2. Infine, i dipendenti sono ancora più concentrati delle istituzioni dal punto di vista territoriale, con oltre il 57% impiegato al Nord. Per la portavoce del Forum, Claudia Fiaschi. l’emendamento approvato la notte del 23 dicembre è “particolarmente penalizzante, soprattutto in relazione al periodo transitorio in cui si attende la piena entrata in vigore della Riforma del Terzo Settore” e si aggiunge a un’altra preoccupazione: quella per la fatturazione elettronica per i soggetti con proventi superiori a 65 mila euro. L’effetto che si potrebbe generare, avverte, è che “un ente che riceve una sponsorizzazione e che fino ad oggi aveva goduto del regime forfettario, non potrà più ricevere l’importo dell’Iva e sottoporlo al regime fiscale semplificato”. Insomma, un’altra tegola fiscale che associazioni e organizzazioni si aspettavano di dover affrontare non prima della riforma.

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