Il Papa concede l’indulgenza plenaria, per la prima volta nella storia del cristianesimo non recita la formula “Urbi et Orbi”
Su Piazza San Pietro si abbatte un diluvio, sono le 18 e Papa Francesco, il Papa che viene dalla “fine del Mondo”, furono le sue prime parole da Pontefice ad una piazza gremita di fedeli, concede l’indulgenza plenaria. “Urbi et Orbi”, a Roma e al Mondo. Francesco sceglie il venerdì per richiamare l’umanità a discernere cosa è utile all’uomo e cosa no. E’ la prima volta che accade nella storia del cristianesimo. Francesco benedice i quattro angoli cardinali senza pronunciare la formula canonica. L’atmosfera è quella del rito funebre che serve ai vivi, però, e non ai morti. Poi il suono delle campane insieme al suono delle sirene delle ambulanze che ricordano le vittime uccise dal Coronavirus. Migliaia di persone messe in croce dal nemico invisibile che però si può sconfiggere.
Davanti alla tivvù migliaia di telespettatori, la televisione oggi è diventata un’edicola votiva, il mezzo di comunicazione con il quale tutto è possibile e niente è possibile. “Nessuno si salva da solo”, dice Francesco. Siamo ammantati dalle fitte tenebre. “Non siamo autosufficienti, da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle”. Nell’omelia del momento straordinario di preghiera sul sagrato della basilica vaticana, il Papa ha esortato ciascuno di noi ad invitare Gesù “nelle barche delle nostre vite”. “Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca”, l’invito: “Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.
Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore”. Papa Francesco nel corso della celebrazione prega per coloro che sono in prima linea in queste settimane. “Le nostre vite sono sostenute da persone che di solito passano inosservate, che sfuggono alle riviste e ai giornali, ma che pure stanno scrivendo le pagine della nostra storia: medici, infermieri, addetti ai supermercati, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari religiosi: tanti hanno compreso che nessuno si salva da solo”. A quanti si uniranno spiritualmente a questo momento tramite i media, il Pontefice ha assicurato l’indulgenza plenaria secondo le condizioni previste dal recente decreto della Penitenzieria Apostolica.
Francesco ha pregato in una piazza San Pietro vuota, sulle parole dell’evangelista Marco e della parabola della barca nella tempesta. Il Pontefice ha dedicato un pensiero anche all’operato degli insegnanti in questi giorni di crisi e chiusura delle scuole. Davanti alla sofferenza, ha continuato Francesco, “si misura lo sviluppo dei nostri popoli. Stiamo sperimentando la preghiera di Gesù: essere una sola cosa”. Francesco poi ha aggiunto: “Non siamo autosufficienti: da soli affondiamo”. E così sia.