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GeVi Napoli, Guarino: “Privilegiato di essere il Capitano della rinascita del basket a Napoli”

Nei giorni scorsi è arrivata l’ufficialità della conclusione del campionato di Serie A2, che di fatto ha chiuso anzitempo la stagione della Generazione Vincente Napoli Basket, posizionatasi, al termine della regoular season, all’8º posto con 28 punti, frutto di 14 vittorie e 12 sconfitte. Nella giornata di ieri la notizia del ritiro al basket di A2 dell’uomo simbolo e capitano della gestione Grassi, Francesco Guarino, quel giovane 39enne che quest’anno aveva deciso di mettersi nuovamente in gioco, accettando di affrontare le difficoltà che poteva dargli la Serie A2. Con lui abbiamo parlato della stagione appena conclusa, di cosa significa essere capitano del Napoli Basket e di tanto altro, in un’intervista esclusiva ad Hashtag News 24.

 

 

Una carriera lunga tra Serie A2 e B. 
Come nasce la passione per la palla a spicchi di Ciccio Guarino?

La mia passione per la pallacanestro nasce quando mio padre, dirigente della squadra del mio paese nel bolognese, mi porta un sabato pomeriggio a vedere i suoi ragazzi, nell’intervallo della partita scendo in campo con tutti gli altri ragazzini e prendo in mano per la prima volta un pallone da basket… ecco da quel momento nasce l’amore, avevo 6/7 anni, per me prima di quel giorno c’era solo il calcio, poi dopo qualche anno mi hanno portato a vedere la Fortitudo Bologna e lì ho capito che da grande volevo fare il giocatore di basket.

 

Com’è stato il tuo rapporto con i tuoi compagni e con coach Lulli prima e Sacripanti poi?

Il rapporto con i compagni super. Questa era/è una squadra fatta di ottimi giocatori ma soprattutto di ottime persone. Lulli e Sacripanti sono due persone completamente differenti e anche nel modo di allenare c’è differenza, però una cosa in comune ce l’hanno ed è quella più importante: hanno fatto della loro passione un lavoro e ogni giorno entrano in palestra per migliorare la squadra ma soprattutto loro stessi. Hanno entrambi una gran voglia di vincere e di non mollare mai.

 

Con l’arrivo di un giocatore come Erkmaa è diminuito il tuo minutaggio, ma quando sei stato chiamato in causa, ti sei sempre fatto trovare pronto. 
Credi di aver lasciato qualcosa di positivo in termini di esperienza e leadership ai ragazzi più giovani?

Penso proprio di sì, anzi spero di sì. Ho cercato di mettere a disposizione la mia esperienza sia in campo che fuori del campo. Il mio obbiettivo era quello di far capire che la squadra è più importante del singolo giocatore.

 

Come valuti la stagione della tua under 15? 

Un’esperienza bellissima e mi dispiace che si sia interrotta sul più bello. Ho trovato una disponibilità incredibile da parte dei ragazzi e sono veramente contento dei loro miglioramenti. Li ringrazio tutti e soprattutto la società per avermi dato questa possibilità.

 

Il prossimo anno continuerà la tua avventura da coach di queste giovani promesse?

Ad oggi non so se il mio futuro sia quello dell’allenatore di squadra senior, però quello che mi piacerebbe è continuare ad allenare ragazzi delle giovanili.

 

Dove sarebbe potuta arrivare la squadra se fosse continuato il campionato?

Lo scoglio più grande probabilmente era quello di entrare nei playoff. Una volta dentro, avremmo detto sicuramente la nostra. Saremmo stati la squadra da evitare.

 

Cos’è significato per te essere capitano azzurro? 

Sono il capitano della rinascita del basket in una città come Napoli. Solo questo basta per capire la fortuna che ho avuto e il privilegio che ho ed essere il capitano qui non è come d’altre parti: qui devi essere parte integrante dei tifosi, della gente, della città, devi avere i colori della città marchiati sulla pelle, solo così puoi essere capitano in una città come Napoli. Spero solo di essere/essere stato all’altezza.

 

Quale episodio ricorderai con più piacere di questi due anni in azzurro? 

Ce ne sono tanti di episodi, uno voglio raccontarlo e sembrerà strano perché è un episodio “negativo”… 
La stagione scorsa in serie B, perdiamo con Palestrina di 20 in casa. Nel girone di ritorno la società era arrabbiatissima, la sensazione che si stava rompendo un po’ tutto quello che era stato fatto ma soprattutto che  gli sforzi della società per riportare Napoli in alto si stessero esaurendo sembrava il film già visto di altri anni di altre proprietà. Invece, per la prima volta dentro lo spogliatoio di Casalnuovo ci siamo riuniti dal presidente al custode del palazzetto, non come tesserati, ma come uomini e ci siamo ripromessi che una volta usciti da quello spogliatoio avremmo fatto di tutto per far sì che Napoli tornasse dove merita, e così è stato. Noi giocatori abbiamo riportato l’entusiasmo in città e la società ha fatto sforzi e sacrifici per riportarci in serie A….e non è ancora finita, da momenti difficili si tirano fuori le cose più belle.

 

Cosa ne sarà di Ciccio Guarino a partire da settembre? 

Non lo so ancora onestamente. La voglia di giocare c’è ancora, ma penso che quella non finirà mai fosse per me continuerei a giocare fino a 50 anni. Sicuramente sarà molto difficile continuare a giocare a questi livelli, ne sono consapevole e onestamente aver finito così senza aver potuto salutare i miei tifosi, la mia gente, mi dispiace moltissimo. Ma dobbiamo tutti guardare avanti, magari in qualche serie minore posso anche continuare a giocare, ma sono aperto a tutte le possibilità.

 

Continuerai a giocare in serie minori o apprenderai definitivamente le scarpette al chiodo?

Questo inverno ho fatto un corso per diventare dirigente sportivo che ho terminato qualche giorno fa. Sono pronto per intraprendere anche questa nuova carriera, vediamo.

 

Sappiamo che sei un grande fan di Gomorra. Avendo avuto anche modo di conoscere la città ed i napoletani, cosa pensi della serie televisiva?

Diciamo che mi sono appassionato alla serie Gomorra l’anno scorso e mi è piaciuta molto. Sono stato anche in quelle zone dove è stata girata la serie ed è stato emozionante. Come mi hanno detto molti napoletani, quello che si racconta nelle serie è successo realmente, ma anni anni fa. Adesso è tutto cambiato, adesso non c’è tutta quella delinquenza o perlomeno c’è ma come c’è in tutte le città italiane.

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