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GeVi Napoli, Mirenghi ad #24: “Roderick via? La squadra è impostata diversamente”

Il GM azzurro a tutto campo: "Terrence potenzialmente da Eurolega, Coralic può diventare un giocatore importante".  

Quando ci si approccia a scambiare due chiacchiere con uno come Antonio Mirenghi, bisognerebbe essere pronti a tutto: dal dettaglio con cui descrive il lavoro di osservatore, per il quale si è distinto per oltre un ventennio, alle nette prese di posizione su argomenti anche spinosi.

Il General Manager della GeVi non si sottrae agli argomenti scomodi, non lesina dettagli nella sua analisi, tanto sulla squadra come sul movimento cestistico in generale; sulla querelle per il taglio di Virtus BolognaOlimpia Milano da parte della Rai non usa mezzi termini, anzi, la stroncatura è di quelle che farebbero invidia ad un critico d’arte: dilettantismo.

Ancor più duro verso chi propone ricette miracolose per risollevare il movimento: malafede.

Non manca il ricordo per la sua più cara amicizia, Pier Francesco Betti, che ricorda “con piacere e con dolore”, come ammette con un tono di triste nostalgia.

La testa, però, è sempre rivolta al parquet, al qui ed ora.

Una prima parte di stagione importante, compreso il successo nel Derby, per i risultati ottenuti; è andato tutto secondo i piani o avresti cambiato qualcosa, scivolone di Ferrara a parte?

Lo scivolone di Ferrara, purtroppo, è figlio di elementi esterni non riconducibili al basket, c’è un po’ di rammarico per quel parziale subito, ma, per il resto, è andato tutto come ci si aspettava.

Proprio prima della partenza per Scafati la squadra ha ricevuto il sostegno dei tifosi accorsi all’esterno del PalaBarbuto con tanto di striscione, viste le premesse, è plausibile ritrovare un palazzetto pieno quando verrà riaperto al pubblico?

Il maggior rammarico è proprio che sia ancora chiuso: stiamo inanellando una serie di belle prestazioni ma solo per gli addetti ai lavori. È una cosa che ci pesa perchè quest’anno ci sarebbe stato il giusto riconoscimento per l’impegno dei ragazzi.

Mercoledì il sofferto successo con Chieti, protagonista Iannuzzi che ha voluto evidenziare, a radio Kiss Kiss, l’aiuto dei compagni dopo un inizio sotto tono; la sua partenza a rilento ha generato qualche dubbio o si è sempre stati certi di una sua ripresa?

Assolutamente certi di lui. È un giocatore che, lo scorso anno, abbiamo voluto con forza, strappandolo a Brindisi con cui disputava la Champions League. È un ragazzo che ci è anche venuto incontro quando abbiamo dovuto rinegoziare il contratto. Crediamo e puntiamo molto su Antonio.

Hai la reputazione di ottimo scopritore di talenti USA tra college e Summer Leagues, com’è cambiato il lavoro di osservatore negli ultimi anni e che effetti ha l’iperconnessione odierna?

Tantissimo. Più che nelle Summer League parliamo di scouting che ci portava a vedere questi ragazzi nelle università. Andare a Las Vegas, poi, e vedere tanti giocatori passati per Napoli, da Larranaga, a Jerome Allen, a Tyrone Ellis, che hanno fatto carriera, è un orgoglio per la città di Napoli.
La tecnología, oggi, aiuta tantissimo: da un momento all’altro vengono fuori giocatori e Napoli, grazie alla reputazione di società solida e forte, ne beneficia. Anche all’estero si parla di Napoli in questi termini e, in Italia, ne abbiamo dimostrazione con la nomina del Presidente Grassi prima a consigliere, poi a vicepresidente di Lega.

Quale dei giocatori da te scoperti ti ha dato più soddisfazione?

Direi Denis Clemente. È chiaro che negli ultimi anni ci sono stati tanti passati a Napoli dall’università e finiti a giocare nei massimi campionati in giro per il mondo; Brooks sarebbe un nome troppo facile, ma sono rimasto tanto legato a Denis e tutti i portoricani, da Rivera a Díaz.

Parlando di talenti da scoprire, dopo i vari esordi di giovanissimi in prima squadra, come valuti l’andamento del progetto Academy?

Molto bene, la società ha investito tantissimo nel settore giovanile, inserendo giocatori di prospetto nazionale e nel giro azzurro da anni. La società crede molto nel vivaio e si strutturerà sempre di più.

Chi propone ricette miracolose per risollevare il movimento cestistico italiano è in malafede, purtroppo, al momento, nessuno può dare una ricetta; noi siamo stati bravi, fortunati e lungimiranti, come con Coralic, un 2004 di prospettiva. Siamo un’anomalia rispetto a tante società che hanno dimenticato il settore giovanile e Coralic, che a breve diventerà italiano, ha enormi margini di miglioramento per diventare un giocatore importante, ho grandissima fiducia in lui, come in tanti altri, classe 2004 e 2005, aggregati quest’anno.

Parliamo di un caso spinoso, la questione Heurtel-Barcellona; da GM come valuti il comportamento della società catalana e come avresti agito se un tuo tesserato avesse cercato di agire come il playmaker francese?

Una pessima vicenda, purtroppo siamo un po’ tutti vincolati a certe dinamiche; diciamocela tutta, anche il Barcellona voleva darlo a qualcun altro (il Fenerbache ndr). È una brutta situazione, per questo bisogna cautelarsi tanto, con clausole FIBA o simili, quando si tratta con questi ragazzi: si corre il rischio di restare con un palmo di naso dopo aver investito tanto su di loro ad inizio carriera.

Si parla sempre più di visibilità del basket, Napoli ha l’ambizione di tornare in quella Serie A che la Rai ha bistrattato recentemente; che opinione ti sei fatto riguardo alla vicenda?

Fa male vedersi tagliare la diretta all’improvviso e cambiare canale. Ha fatto davvero male. È stata una decisione sbagliata, che fatico a comprendere; parliamo di dilettantismo o mala gestione da parte della Rai, non è concepibile che, a due minuti dalla fine della partita, prendi e stacchi per trasmettere le dichiarazioni di voto alla Camera. Si poteva gestire diversamente.

Tornando all’attualità azzurra, domenica il big match a Forlí contro l’ex Roderick, apparso rivitalizzato in terra romagnola. Che ragioni vedi nel sostanziale cambio di rendimento dell’ex azzurro?

Roderick, tra l’altro appena nominato MVP del mese, con il talento che ha, potrebbe fare tranquillamente l’Eurolega; se gioca in A2 ci sono, evidentemente, altri fattori che gli impediscono di spiccare il volo.
La scorsa stagione, per lui, è stata molto tribolata: già saltò la preparazione ed arrivò in ritardo per problemi con il passaporto, cosa che ha influenzato negativamente il suo rendimento perchè, senza girarci intorno, era arrivato un mese dopo.
La sua mancata riconferma è figlia solo di una diversa impostazione di squadra, fatta sotto le direttive dell’allenatore. La gente parla, ma le squadre non le fa il GM: ci si siede con il coach, si portano liste di nomi, ognuno porta qualche idea e si cerca di accontentare le esigenze dell’allenatore come abbiamo fatto.

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