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Guerra in Ucraina, tregua a Mariupol per consentire l’evacuazione dei civili. Putin a Macron: “Kiev esaudisca nostre richieste, poi dialogo”. Pechino avverte gli Usa: “Non gettare benzina sul fuoco”

Zelensky: "Siamo una superpotenza dello spirito, io pronto a negoziare direttamente con il Cremlino. Blinken lavora per inviare jet di guerra a Kiev

Guerra in Ucraina (foto depositphotos)

Undicesimo giorno di guerra in Ucraina. A Mariupol le autorità locali hanno annunciato l’entrata in vigore di un nuovo “cessate il fuoco” e l’imminente evacuazione dei civili. Lo stop temporaneo ai combattimenti è entrato in vigore oggi, dalle 10 alle 21 (dalle 9 alle 20 ora italiana), per consentire lo sgombero della popolazione, previsto a partire dalle 12 ora locale (le 11 in Italia), lungo un percorso concordato. Operazione non facile se si pensa che l’evacuazione di Bucha e Gostomel, nei pressi di Kiev, è stata bloccata da spari contro i civili. A denunciarlo sono stati gli stessi residenti dell’area, secondo quanto riportato dai media locali che riferiscono di almeno tre morti, tra cui una volontaria. Intanto, in un nuovo discorso alla Nazione, questa mattina, il presidente Volodymyr Zelensky ha elogiato le molte forme di resistenza scelte dalla gente per opporsi all’invasione e ha definito l’Ucraina “una superpotenza dello spirito”. In dieci giorni di guerra, ha detto Zelensky, l’Ucraina ha unito “milioni di persone, che sono diventate un tutt’uno”. Tutto questo mentre al Cremlino, Vladimir Putin chiedeva l’elenco dei Paesi che hanno sanzionato il suo Paese. Una richiesta, la sua, caduta proprio mentre Visa e Mastercard annunciavano la sospensione delle proprie operazioni in Russia. Lo stesso Putin, nel corso di una telefonata, ha fatto sapere a Emmanuel Macron che Kiev “deve” esaudire le richieste di Mosca per continuare il dialogo con la Russia. Stessa posizione era stata espressa nei giorni scorsi al premier turco Erdogan. Dal cantro suo Zelensky rilancia e annuncia: “sono pronto a negoziare direttamente con il capo del Cremlino”. Ora, che la situazione sia, di ora in ora, sempre più incandescente, lo dimostra, in queste ore, l’intervento della Cina che, tramite il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha chiesto al segretario di Stato americano, Antony Blinken di non “gettare benzina sul fuoco” in Ucraina. Pechino è intervenuta proprio nel giorno in cui Blinken, dopo la sua tappa in Polonia, si è recato in Moldavia per ribadire il sostegno della Casa Bianca di fronte all’aumento di rifugiati in fuga dall’invasione russa (l’Onu ha reso noto che in 10 giorni ammontano a oltre un milione e mezzo i rifugiati in fuga dalle bombr). Blinken inoltre starebbe lavorando per inviare jet di guerra a Kiev. Secondo la Cina Usa ed Europa dovrebbero prestare attenzione all’impatto negativo sulla sicurezza della Russia dell’espansione della Nato a est. Da qui il nuovo appello a negoziati per risolvere la crisi e trattative per creare un bilanciato meccanismo di sicurezza europeo. Infine, mentre il Washington Post ipotizza che Stati Uniti e alleati stiano studiando come aiutare a insediare un governo ucraino in esilio ecco arrivare il piano del premier britannico Boris Johnson per fermare Putin. Un cronoprogramma in sei punti descritto in un intervento sul New York Times in base al quale i leader mondiali devono mobilitare “una coalizione umanitaria internazionale” per l’Ucraina, sostenendo Kiev “nei suoi sforzi di difesa”. Inoltre, per Johnson, è necessario intensificare la pressione economica su Mosca, sostenendo la soluzione diplomatica ma solo con la piena partecipazione del governo ucraino e avviando una “campagna per rafforzare la sicurezza e la resilienza” tra i Paesi Nato.


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