Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha avvertito la Cina che il ricorso alla forza per sopprimere le proteste ad Hong Kong, come avvenuto nel 1989 in risposta al movimento pro-democratico, con la sanguinosa repressione a Piazza Tiananmen, avrebbe effetti deleteri sui già difficili negoziati commerciali in atto tra le due maggiori potenze globali.
“Penso sarebbe molto difficile cercare un accordo se ricorressero alla violenza. Quel che voglio dire è che se ci fosse un’altra Piazza Tiananmen (…) la situazione diverrebbe molto difficile”, ha detto Trump durante una visita nel New Jersey. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, ha replicato ribadendo che “quanto accade ad Hong Kong riguarda esclusivamente gli affari interni cinesi”.
Centinaia di migliaia di persone hanno preso parte domenica a una nuova marcia di protesta parte di una settimana di mobilitazione contro un controverso disegno di legge sulle estradizioni e contro gli eccessi nella risposta delle forze dell’ordine ai disordini che paralizzano l’ex colonia britannica da quasi tre mesi. I manifestanti hanno sfilato scandendo slogan quali “Hong Kong Libera! Democrazia adesso!”, e “Ritirate il disegno di legge! Investigate la brutalita’ della Polizia!”. Jimmy Sham, del Fronte per i diritti civili e umani – il gruppo che ha organizzato la marcia e il raduno di ieri nei pressi di Victoria Park – ha accusato il capo esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, di aver ignorato le richieste dei manifestanti. “Deve rispondere alle istanze della protesta pacifica, razionale e non violenta”, ha dichiarato l’attivista. “Abbiamo assistito ad abbastanza umiliazioni della gente di Hong Kong da parte della Polizia. È necessaria supervisione per limitare la violenza della Polizia”. Oltre al ritiro formale del disegno di legge sulle estradizioni, i manifestanti chiedono una indagine indipendente sui presunti episodi di brutalità delle forze dell’ordine, la liberazione degli attivisti arrestati nelle scorse settimane e riforme politiche pro-democrazia.
I media di Stato cinesi hanno escluso che le violente proteste anti-governative in corso da oltre 10 settimane ad Hong Kong possano culminare in una repressione violenta da parte di Pechino. “Non ci sarà una ripetizione” delle violenze di piazza Tienanmen”, ha scritto il quotidiano “Global Times”, in una rara citazione dell’incidente la cui memoria è stata quasi rimossa nella Cina continentale. Secondo il quotidiano del Partito comunista cinese, Pechino dispone oggi di metodi più sofisticati di quelli impiegati 30 anni fa per schiacciare le proteste a Pechino. “L’incidente a Hong Kong non sarà una riedizione dell’incidente politico del 4 giugno 1989”, ha scritto in un editoriale il quotidiano, riferendosi alla sanguinosa repressione di Piazza Tienanmen. “La Cina è oggi molto più forte e matura, e la sua capacità di gestire situazioni complesse è enormemente aumentata”.