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IL PARIOLINO CARLO CALENDA MINA VAGANTE ATTORNO A ZINGARETTI

Non c’è pace all’ombra del Nazareno. A complicare le cose in casa Pd e a rendere più problematico lo scenario politico nazionale ci mancava il pariolino Carlo Calenda con la sua lista-ectoplasma. Parla da padrone l’ultimo arrivato in casa Dem e vorrebbe dettar legge. In nome di chi e in virtù di quale potere conferito per grazia ricevuta è mistero. Senza voti personali e imbottito di chiacchiere, Calenda è uno che fa pendant con l’ex Capo Scout Matteo Renzi. Entrambi sorridono al Centro. E non hanno capito che – come sostiene il filosofo Massimo Cacciari – lo scontro politico che si profila sarà radicale, le mezze misure non incanteranno più gli incazzati del nostro Paese e d’Europa.

Il Pariolino vuol dettare legge, sogna di poter “commissariare” Nicola Zingaretti attraverso la sua Lista-ectoplasma inserita nel simbolo del Pd. Vuol dettar legge, il saccente e presuntuoso Calenda, e – proposito di una eventuale alleanza con gli ex scissionisti – dice: “Non li voglio dentro casa, ma riconoscano i valori del Manifesto Siamo europei”. Roba da matti!

Il tema della possibile alleanza con Mdp – insomma – agita le acque in casa Pd. In merito nei giorni scorsi si è registrato un passo formale dal segretario, Zingaretti attraverso l’apertura alla presenza in lista di candidati nel 2014 a Strasburgo con il Partito democratico e passati poi con Mdp. In particolare il nome più gettonato è quello dell’eurodeputato uscente Massimo Paolucci. Un’ipotesi che inquieta soprattutto l’area renziana. Ma sul tema – come detto – anche Calenda ha manifestato le sue perplessità e ha posto i suoi paletti. “Io penso che sia un errore candidare qualcuno di Mdp nelle lista Pd-Siamo Europei. Ma, se così deve essere, almeno vanno riconosciuti i valori e sottoscritto il Manifesto, nel quale è dichiarato con chiarezza che non si persegue un’alleanza con M5S”, ha detto l’ex Ministro.

Sinistra e M5s – insomma – continuano ad essere gli incubi dei cosiddetti “moderati” del Pd. A questo punto o Zingaretti si libera della zavorra centrista o per il Pd non vi è speranza di uscire dal pantano nel quale gli stessi centristi l’hanno precipitato. Alzi la voce, Zingaretti, o rischia di fare la stessa fine che sta facendo Luigi Di Maio con Matteo Salvini! I suoi silenzi rischiano di fare allontanare nuovamente quanti si erano riavvicinati al Pd fidando in una svolta a Sinistra.

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