Il percorso di crescita del videogaming sportivo ha condotto gli eSport, sua massima rappresentazione, nell’Olimpo dello sport. Nel corso delle ultime Olimpiadi di Tokyo si sono tenute le Olympic Virtual Series, una rassegna di competizioni videoludiche a contorno dei Giochi Olimpici e nella quale, sul simulatore di guida Gran Turismo, ha trionfato il sim driver italiano Valerio Gallo. Il prossimo giugno si terranno poi a Singapore, sotto il patrocinio del Comitato Olimpico Internazionale, le Olympic eSport Series: considerate uno step in avanti rispetto al precedente evento dell’estate 2021, in molti hanno parlato di Olimpiadi di videogiochi, esultando per il raggiungimento della piena equiparazione tra sport e videogioco.
Un trionfo che, in realtà, non è esente da profili critici: primo fra tutti, la selezione dei titoli. I due eventi citati sono infatti accomunati dall’includere solo titoli a sfondo sportivo: simulatori di guida, di ciclismo, di vela, di baseball e simili. Molti hanno visto un pretesto per allontanare ancora una volta il videogioco dallo sport, sostenendo che gli eSport possano essere considerati tali solo e soltanto in quanto versioni digitali di sport tradizionali. Un confine netto che taglia fuori un enorme settore degli eSport: basti pensare a titoli come DOTA2, League of Legends o Fortnite, giusto per citare alcuni protagonisti di seguitissimi tornei sportivi. Per superare una contrapposizione che, ancora una volta, trova il modo di posporre un’equiparazione che appare inevitabile, è utile sottolineare gli aspetti che invece accomunano qualsiasi sport e il videogioco, quest’ultimo inteso in ogni sua espressione.
A doversi considerare sport infatti non sono tanto determinati videogiochi, ma piuttosto un approccio competitivo agli stessi: in questo senso qualsiasi videogame può essere considerato sport se praticato in maniera competitiva e agonistica. E nello sport, ciò che di più connesso a competizione e agonismo esiste è senza dubbio l’allenamento: solo questo infatti permette di cimentarsi ai più alti livelli sportivi, e solo l’allenamento è alla base dei migliori risultati nella carriera di ogni atleta. Questo è vero anche per il videogaming sportivo, e dovrebbe essere considerato il primo e più importante tratto di continuità tra sport e videogioco.
Il training è parte fondamentale nella carriera di qualsiasi videogiocatore professionista, rappresentando un’attività alla quale viene dedicata larga parte della propria preparazione: un’affermazione valida per ogni videogioco, sportivo o meno. Basti pensare al poker competitivo, altra disciplina che ha dovuto farsi strada per essere pacificamente considerato un eSport. Sarebbe impossibile approcciarsi al poker sportivo senza avere prima sviluppato un’ottima familiarità con punteggi e combinazioni, condizione essenziale per prendere le decisioni più opportune in ogni fase di gioco: non è un caso che le piattaforme specializzate propongano apposite guide, offrendo uno spazio dedicato al training costantemente accessibile. Si può anche prendere a esempio qualsiasi simulatore di guida, nel quale è fondamentale avere estrema familiarità con il tracciato di gara: una dimestichezza ottenibile solo tramite ore e ore di allenamento e simulazione. Tra l’altro, i piloti che competono ai più alti livelli usano proprio simulatori di guida per perfezionare la propria conoscenza dei nuovi tracciati sui quali correranno: il più importante sviluppatore di videogiochi sulla Formula Uno, Codemasters, vanta da anni un rapporto ufficiale di collaborazione con le Federazione di F1. Trasportando il medesimo concetto ad altri titoli, lo studio e il training sul tracciato di gara è perfettamente sovrapponibile a quello effettuato su una mappa di un qualsiasi titolo, dove i giocatori che meglio curano questo aspetto sono in grado di assicurarsi un importante vantaggio conoscendo perfettamente l’ambiente di gioco.
Il training assume importanza anche da un punto di vista fisico: ovviamente si tratta dell’aspetto primario nelle discipline sportive tradizionali, ma anche negli eSport i migliori atleti curano le prestazioni fisiche. In caso di lunghe partite, una realtà tutt’altro che remota, si incorre nel rischio di sedentarietà: un aspetto che qualsiasi gamer competitivo conosce e si attiva per arginare. Si può fare un ulteriore parallelo tra sport e videogaming sportivo sul training mentale: se è ben nota l’importanza di quest’ultimo nello sport tradizionale, dove i mental coach sono figure essenziali nella carriera di ogni atleta, va sottolineato come anche negli eSport questo abbia importanza centrale. Mantenere la concentrazione e capacità di rilassarsi nei giusti momenti sono doti in grado di fare la differenza nel videogaming sportivo, dove errori per stanchezza o cali di attenzione sono quasi sempre fatali.
Considerare il training come un tratto definente degli eSport, insomma, servirebbe non solo a rendere giustizia alla preparazione necessaria per poter eccellere; consentirebbe anche di appianare la maggior parte delle diffidenze di chi ancora allontana sport e videogaming sportivo, concentrandosi sulle differenze piuttosto che sulle somiglianze tra i due.