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INCENDIO A 1,5 KM DA CHERNOBYL È “SOTTO CONTROLLO”

Domato il vasto incendio divampato oltre 10 giorni fa nei pressi della centrale nucleare di Chernobyl

Lo ha “certificato” un comunicato ufficiale a firma del presidente ucraino Vladimir Zelenski, che ha citato il capo dell’agenzia statale per le emergenze. “Non c’è piu’ alcun fuoco aperto ma ci vorrà qualche giorno per spegnere del tutto la brace” ha assicurato Nikolai Chechetkin al capo dello Stato che lo aveva personalmente interpellato sull’incendio, sottolineando che la “società vuole sapere la verita’”. Dichiarazioni ufficiali in netto contrasto con le valutazioni allarmiste diffuse negli ultimi giorni da organizzazioni ambientaliste. Sul terreno fino a ieri c’erano 400 vigili del fuoco all’opera, aiutati da decine di mezzi, tre aerei e elicotteri, per cerca di spegnere le fiamme che, secondo le stime, hanno distrutto più di 20 mila ettari di foreste nella zona di esclusione dell’ex famigerata centrale nucleare.

Lo scorso 4 aprile un 27enne residente nella regione aveva appiccato il fuoco “per divertirsi” e ora rischia fino a 5 anni di carcere per il reato di “distruzione ambientale”. In condizioni di siccità eccezionale per la stagione e di forti venti, il suo gesto criminale ha presto causato un incendio di vasta entità. 

I vigili del fuoco sono riusciti ad avere la meglio solo dopo diversi interventi, aiutati anche dalle copiose piogge cadute lo scorso fine settimana.

Per l’ong Greenpeace si è trattato del peggior incendio mai registrato nella zona di esclusione di Chernobyl, in un raggio di 30 km dalla centrale, definitivamente chiusa nel 2000: una zona desertica, senza alcuna presenza umana e dove vivono solo animali. Sulla base di immagini satellitari Greenpeace ha confermato che le fiamme erano arrivate a solo 1,5 km dal gigante scudo protettivo collocato sul reattore numero 4, proprio quello esploso nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986 e che causò la più grave catastrofe nucleare della storia. In risposta ai timori di ambientalisti e osservatori, le autorità ucraine hanno più volte assicurato che la centrale nucleare e i luoghi di stoccaggio dei rifiuti non fossero minacciati. L’altro nodo delle polemiche riguarda l’aumento dei tassi di radiazione riscontrati dalle ong e dallo stesso capo del servizio di ispezione ambientale ucraino.

Dapprima Iegor Firsov ha riferito di un “picco di radiazioni” ma successivamente ha ritirato le sue dichiarazioni. In effetti lo scorso 6 aprile i rilevatori del contatore Geiger hanno segnato valori di 0,14 e poi 2,3, quindi 16 volte superiori rispetto a quelli abituali. Per porre fine alle speculazioni, il comunicato governativo odierno conferma che “il tasso di radiazione a Kiev e nella sua regione non supera il livello naturale”. Nel 1986 l’esplosione di Chernobyl ha immesso radioattività in quantità equivalente a circa 500 ordigni come quello sganciato su Hiroshima. A distanza di 34 anni le radiazioni continuano a danneggiare la salute di migliaia di abitanti in Bielorussia, Ucraina e Russia, il 70% della superficie totale di 200 mila km2 di terreni contaminati. Nel 2019 Chernobyl ha ricevuto un numero record di 100 mila turisti, desiderosi di visitare il luogo della sciagura che ha ispirato l’omonima serie evento di grande successo Sky-Hbo. 

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