Il provvedimento approvato in India facilita la concessione della nazionalità indiana a un gran numero di immigrati
Incidenti tra polizia e studenti nei campus dell’India. Epicentro a Guwahati nello Stato di Assam. Il provvedimento facilita la concessione della nazionalità indiana a un gran numero di immigrati provenienti da Bangladesh, Pakistan e Afghanistan, ma escude i musulmani ed è contestata anche da chi teme “un’invasione”. Scontri in India contro la nuova legge sulla cittadinanza voluta dal premier, Narendra Modi, ritenuta discriminatoria nei confronti dei musulmani. Il bilancio dei cinque giorni di protesta è di sei morti e un centinaio di feriti. I fatti più gravi sono avvenuti nello Stato di Assam, nel Nord-Est dell’India, ma le proteste domenica si sono diffuse in diversi campus del Paese e nella capitale Delhi autobus e automobili sono stati dati alle fiamme.
La nuova legge sulla cittadinanza agevolerebbe l’ottenimento della nazionalità indiana a un gran numero di immigrati provenienti dal vicino Bangladesh, dal Pakistan e dall’Afghanistan, purché non musulmani, riguardando dunque le comunità hindu, sikh, jainiste, cristiane, buddhiste e parsi. Il provvedimento rappresenta una rottura fondamentale con il principio di laicità dello Stato indiano, sancito dalla Costituzione. Mentre il premier Modi ha salutato la legge come “un giorno storico per l’India e per i valori di solidarietà e fratellanza della nostra nazione”, le opposizioni e alcune organizzazioni a difesa dei diritti umani stimano che il provvedimento rientri nel programma nazionalista di Modi che mira, sostengono, a marginalizzare i 200 milioni di indiani musulmani. Derek O’Brien, deputato dell’opposizione, ha indicato la legge come “un’inquietante analogia” con le leggi naziste varate negli anni Trenta contro gli ebrei in Germania. Il governo nazionalista indù del Partito del Popolo Indiano sostiene che la legge ha l’obiettivo di accogliere tutti coloro che sono fuggiti dalle persecuzioni religiose. Approfondisce la Bbc che la legge ha causato proteste su più fronti: mentre alcuni affermano che il provvedimento è anti-musulmano, altri, soprattutto nelle regioni di confine, temono “un’invasione” fatta di migrazioni su vasta scala.