Il leader Ali Khamenei sostiene che l’aumento dei carburanti in Iran è deciso dal governo
Non si fermano le proteste in Iran dopo la decisione del governo di aumentare il prezzo della benzina e di imporre un razionamento del carburante. Gli scontri, che hanno causato un numero imprecisato di vittime, sono iniziati venerdì 15 novembre e proseguite nei giorni seguenti in diverse città, tra cui Shiraz, Sirjan, Mashhad, Ahvaz, Gachsaran e Bandar Abbas. Secondo quanto riferisce l’agenzia Isna, domenica 17 novembre un agente di polizia è rimasto ucciso a Kermanshah, nell’ovest del paese, durante scontri nelle manifestazioni. Molte persone hanno continuato a bloccare le strade spegnendo il motore delle loro automobili e suonando il clacson. La Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha manifestato il suo appoggio alla decisione governativa di razionare e aumentare i prezzi della benzina. In un discorso riferito dalla tv di Stato, Khamenei ha anche accusato quelli che ha definito dei “banditi” di avere provocato gli incidenti avvenuti durante le proteste di piazza degli ultimi due giorni contro i rincari. Come conseguenza delle proteste l’accesso a Internet in tutto l’Iran è pesantemente limitato: è ‘ quasi impossibile accedere ai servizi email, a Instagram e a Whatsapp, mentre non funzionano i sistemi antifiltro normalmente usati dagli iraniani per accedere a siti e social media vietati, tra cui Facebook e Twitter. La finalità delle restrizioni sembra quella di impedire la diffusione di notizie e video sulle manifestazioni. La polizia iraniana ha lanciato un monito a coloro che «creano insicurezza e disordine», spiegando che saprà identificare e «affronterà con decisione i provocatori e i capi dei disordini», ha affermato il portavoce, generale Ahmad Nourian.