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Iraq: 13 manifestanti uccisi nelle ultime 24 ore, oltre 260 vittime da inizio proteste

Sono almeno 13 i manifestanti rimasti uccisi in Iraq nelle ultime 24 ore durante gli scontri con le forze di sicurezza, impegnate a ripristinare il controllo delle autorità governative su tutto il paese dopo oltre un mese di proteste. Lo riferisce l’emittente satellitare “al Arabiya”. Otto persone sono state uccise nella giornata di lunedì, mentre nella notta successiva e nella mattinata di martedì hanno perso la vita altri cinque manifestanti, uno dei quali freddato da un colpo d’arma da fuoco nel corso di una processione funebre. In totale sono più di 260 gli iracheni che hanno perso la vita nel quadro delle proteste in corso dall’inizio di ottobre. La maggior parte delle vittime è stata registrata all’inizio dello scorso mese. Ieri il premier Adel Abdul Mahdi ha chiesto ai manifestanti di sospendere gli atti di sabotaggio e gli scioperi, sottolineando che il paese non è in grado di sostenere l’impatto delle proteste sull’economia

Le proteste in Iraq proseguono a fasi alterne dall’inizio del mese. Finora almeno 250 persone hanno perso la vita a causa degli scontri verificatisi a Baghdad e nel sud del paese. Il primo novembre, nel suo settimanale sermone a Karbala, l’ayatollah Ali al Sistani, massima autorità dell’Islam sciita iracheno, ha lanciato un appello agli attori stranieri perché non interferiscano nelle proteste anti-governative. “Nessuna persona o gruppo, nessun attore regionale o internazionale può attribuirsi la volontà del popolo iracheno e imporre il proprio volere”, ha avvertito il leader religioso. Parole che arrivano dopo quelle dell’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema della Rivoluzione islamica in Iran, che mercoledì’ 30 ottobre ha invitato i manifestanti in Iraq e in Libano a perseguire le proprie istanze “all’interno di una cornice di legalità”.

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