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LA MOSSA DEL CAVALLO: DI MAIO DEVE CERCARE INTESA COL PD DI ZINGARETTI

La mossa del Cavallo. È quella che nel gioco degli scacchi crea scompiglio tra le pedine e che può sovvertire le sorti di una partita.

E la mossa del Cavallo è quella che ora occorre ai Cinquestelle per contrastare l’inevitabile declino  e per arrestare la deriva etica, culturale e intellettuale del Paese, deriva generata – come è noto – dalla scellerata scelta di Matteo Renzi dovuta alla relativa passione per i pop corn.

Detto ciò – preso atto delle nefaste conseguenze dell’aver dato vita a un Governo con Matteo Salvini – i Cinquestelle, più che preoccuparsi del destino dell’Esecutivo, devono badare alla loro sopravvivenza. Chiaro che in questo contesto le parole rassicuranti del Leader leghista lasciano il tempo che trovano.

La batosta abruzzese indica che si impongono cambi di uomini e di strategia, la mazzata elettorale di domenica scorsa e i sondaggi dicono come il M5s si stia squagliando più velocemente del Pd di  Renzi. E tra due domeniche si voterà in Sardegna…

Urge dunque un cambiamento di rotta, urgono scelte coraggiose. A cominciare dalla posizione da assumere in materia di autorizzazione a procedere contro Salvini, accusato di sequestro di persona per il caso Diciotti, la nave della Marina italiana tenuta per giorni al largo col suo carico di disperati. Senza poi dire della necessità di fornire indicazioni forti e chiare agli Uffici preposti in materia di erogazione di Reddito di Cittadinanza. Guai a produrre delusioni e distinzioni tra i poveri.

Si tratta soltanto – ovviamente – di alcuni esempi.

Ma il cambiamento di rotta significa anche adottare una nuova bussola politica. Non si può proporre un programma a favore delle fasce sociali deboli e poi accodarsi al razionario Salvini. Non si può essere di Sinistra e di Destra allo stesso tempo.

Detto ciò, l’analisi della batosta pentastellata non può prescindere dal riconoscimento del perduto slancio vitale del Movimento (elan vital, fondamentale secondo Pascal), da quello slancio generato soprattutto dalla spinta di pulsioni etico-morali. 

Senza dire il perbenismo sorridente e democristianeggiante di Luigi Di  Maio mal si sposa con la rabbia e l’indignazione delle origini, sentimenti che avevano catalizzato la simpatia dei deboli e dei delusi dalla Sinistra; mentre il Di Battista testimonial Cinquestelle a tempo perso tra un viaggio e l’altro con annessa vacanza-lavoro comincia a far girare i cosiddetti… 

Per non dire di Beppe Grillo, il Garante fino a ieri con funzione di motore emozionale. Il Comico è scomparso dai radar della politica e tra poco – siatene certi – scompariranno anche gli spettatori dalle poltrone dei teatri in cui si esibisce. I suoi messaggi cominciano ad avere il sapore dello yogurt scaduto…

Urge, dunque la mossa del Cavallo. Una mossa da fare dopo il 3 marzo, all’indomani delle primarie del Pd. L’annunciato successo di Nicola Zingaretti e la conseguente derenzizzazione del Partito potrebbe favorire un nuovo scenario governativo. Benché virtualmente indeboliti dai sondaggi, Pd e M5s restano i più forti in materia di numeri reali in Parlamento. E un accordo potrebbe essere salvifico per entrambi… “Se pò fa”, insomma

Forse è il caso di dire Matteo (Salvini) stai sereno…

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