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Nunzia Catalfo ha detto – “è stato uno degli interventi legislativi più importanti avviati in Italia per garantire la libertà e la dignità dei lavoratori, tutti gli accordi e le tutele degli ultimi 50 anni sono figli dello Statuto dei lavoratori. Oggi anche su questo è necessario aprire una riflessione al fine di renderlo sempre più attuale. Occorre innanzitutto distinguere – ha continuato Catalfo – ciò che effettivamente è figlio della congiuntura irripetibile dell’autunno caldo con le lotte e le proteste di operai e studenti, da ciò che invece ha una stabilità e una sua forza, anche e soprattutto guardando al futuro”. Il mercato del Lavoro rispetto agli anni Settanta è radicalmente cambiato così come sono cambiate professioni, modalità, a partire dalle tipologie di contratto, ha continuato Catalfo. “L’emergenza coronavirus ha messo in luce – ha affermato il ministro – la necessità di allargare lo spettro delle tutele a una fascia più ampia di lavoratori che non rientrano nello schema classico dell’operaio dell’impresa nordista del ‘900.
Quella stessa necessità che è stata la bussola con la quale ho operato nell’elaborazione della legge sui ridere che ha dato diritti di base a lavoratori che ne erano completamente sprovvisti, lavoratori che per altro sono stati determinanti durante l’emergenza e che grazie alla nostra norma oggi hanno una copertura Inail contro gli infortuni e una paga dignitosa”. Secondo Catalfo ora lo Statuto dei Lavoratori va “ampliato, aggiornato e rafforzato per garantire tutele minime a tutti i lavoratori”. “Una delle chiavi di volta nell’elaborazione di questo nuovo Statuto è senza dubbio l’investimento nella formazione continua, nella riqualificazione professionale e nell’accrescimento delle competenze del lavoratore”.