Le imprese che nel periodo pre-Covid godevano di una minor liquidità e di una peggior redditività sono contraddistinte da un’intensità di ricorso superiore alla cig Covid-19. È quanto emerge dal terzo capitolo del XX Rapporto annuale INPS, presentato alla Camera dei Deputati. Il capitolo si interroga anche sulle strategie di utilizzo interno della cig, andando ad indagare la scelta dell’impresa di equidistribuire la perdita salariale associata all’utilizzo della cig Covid-19 tra i lavoratori oppure di concentrarne l’utilizzo solo su alcuni gruppi. A fronte di una concentrazione piuttosto elevata (con un indice di concentrazione di Gini della quota individuale di ore Cig nell’impresa pari a 0.51), si evidenziano differenze legate ad alcune caratteristiche aziendali: all’aumentare dell’instabilità lavorativa e della dispersione dei salari nell’impresa cresce in modo rilevante la concentrazione delle ore di utilizzo cig Covid -19. Allo scopo poi di comprendere quali lavoratori hanno maggiormente sofferto la riduzione salariale associata alla misura, si analizza l’intensità del ricorso a livello individuale. Tra i risultati di maggiore rilevanza emerge che l’intensità a livello individuale diminuisce in modo sostanziale al crescere del salario del lavoratore, della sua anzianità aziendale, e dell’esperienza lavorativa, mentre aumenta al crescere dell’età del lavoratore, soprattutto per i lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Il capitolo indaga altresì il ruolo svolto dagli ammortizzatori Cig Covid-19 nel contrastare le perdite salariali e l’amplificarsi delle diseguaglianze, mostrando come questi sussidi abbiano permesso di attenuare sensibilmente le perdite economiche di segmenti più deboli della forza lavoro occupata.
Considerando il gruppo di lavoratori che hanno avuto esperienza almeno di un evento Cig Covid-19 nell’anno, si mostra che in assenza del sostegno derivante dagli ammortizzatori, l’imponibile contributivo mediano per i lavoratori coinvolti in Cig Covid-19 sarebbe diminuito del 60% (da circa 1.700 euro a febbraio 2020 a 680 euro nel successivo mese di aprile), mentre considerando l’imponibile compensato da eventi figurativi, la perdita si riduce al 34%. Per quanto riguarda la disuguaglianza, l’indice di Gini calcolato sulle retribuzioni da lavoro dipendente, pari a 0.29 nei mesi di gennaio e febbraio, sarebbe aumentato da 0.42 a marzo a 0.56 ad aprile. Grazie invece alla Cig Covid-19, l’indice di Gini aumenta in misura decisamente più contenuta, fino a raggiungere il valore di 0.43 ad aprile. Confrontando gli indicatori di diseguaglianza con l’ipotesi controfattuale di assenza di alcun ammortizzatore, la disuguaglianza aumenta del 48% anziché del 93%, indicando che lo strumento di welfare è riuscito a dimezzare l’impatto della crisi pandemica sull’aumento della disuguaglianza dei redditi. Inoltre, è interessante notare come la compensazione dovuta agli ammortizzatori sia maggiore per categorie fragili del mercato del lavoro, come le donne e i giovani.