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LEGGINGS TROPPO SEXY, ACCUSA IN AMERICA: “RAGAZZE, FATELO PER I NOSTRI FIGLI”

La madre di uno studente in Usa protesta per i leggings, ma l’effetto su campus e in rete è contrario

Caso leggings negli Usa: “Ragazze, fatelo per i nostri figli”, la madre di uno studente dell’Università di Notre Dame in Indiana ha scatenato un putiferio con una lettera aperta al giornale dell’ateneo cattolico scritta dopo una visita sul campus che l’ha lasciata di stucco. Materia del contendere, i leggings indossati da un gruppetto di studentesse. “Ho pensato a tutti gli uomini che le guardavano e non potevano fare a meno di vedere il loro ‘lato B’ praticamente nudo sotto un velo di Spandex”, ha protestato Maryann White chiedendo alle compagne del figlio di ignorare la moda, non foss’altro per la loro incolumità: i leggings rendono piu’ difficile per un maschio controllare i propri istinti. L’appello dell’austera genitrice a ignorare la moda ha avuto l’effetto contrario dentro e fuori dal campus: a caldo le studentesse e qualche loro compagno si sono impegnate a portare in massa per due giorni i fuseaux in classe mentre sui social facevano trend l’hashtag #leggingsdayND con tanto di foto di solidarietà.

La redazione dell’Observer, il giornale degli studenti, è stata sommersa di messaggi di protesta. Non è la prima volta che i leggings causano problemi a chi li indossa: due anni fa la United Airlines fece scendere due adolescenti con i fuseaux. All’epoca le aziende saltarono sul carro della protesta con Puma che cominciò a offrire sconti del 20 per cento sull’acquisto a chiunque avesse presentato un biglietto della compagnia aerea. Il dibattito è ovviamente più vasto e nell’era #MeToo ha preso una valenza speciale: come accusare una donna di essersi vestita per sedurre come implicitamente ha fatto la mamma dell’Indiana? Anche perché nella cultura del “leisurewear” l’uso dei leggings è uscito dalla palestra o dallo studio di yoga, sulla spinta da un lato di una nuova economia che ha adottato l’abbigliamento più informale oltre i “casual Friday”, dall’altra per l’influenza del movimento Wellness. Per i ragazzi della Generazione Z che rifiutano uniformità, pronomi e etichette tradizionali, i leggings sono semplicemente l’equivalente dei jeans. Qualcosa da mettersi addosso senza pensare che ha fatto salire i profitti di marchi di abbigliamento “leisurewear’ come Lululemon o per la storica Levi’s dopo l’introduzone dei tessuti ultrastretch. Reagendo alle proteste il giornale degli studenti di Notre Dame si è chiesto perchè un argomento cosi’ frivolo come i leggings abbia scatenato più di altri temi il dibattito. Una risposta possibile sul New York Times: “Forse sono la metafora per questi altri temi”, ha commentato la fashion editor Vanessa Freeman: “Quel che appare superficiale rappresenta una identità più complicata e difficile da esprimere: questa è una delle grandi verità della moda”.

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