Preoccupa il conflitto tra il capo del governo di Tripoli e Al Serrajl riconosciuto dalla comunità internazionale
Eni fa evacuare il suo personale italiano a Tripoli dopo l’accentuarsi della crisi. Continua verso ovest l’avanzata di Khalifa Haftar, il generale del governo di Tobruk che controlla la parte orientale della Libia ed è a capo dell’Esercito nazionale libico (Lna). Ma la marcia delle sue truppe – che, anche se in un flusso di notizie contraddittorie, hanno annunciato di essere a pochi chilometri dalla capitale – ha spinto l’Eni a evacuare in via “precauzionale” e in accordo con la Farnesina tutto il suo personale nel paese nordafricano. Eni è presente a Tripoli, nel giacimento di Wafa – dove però ha specificato di non avere “attualmente personale presente” – in Tripolitania, e in quello di El Feel, a sud. L’evacuazione del personale italiano della compagnia petrolifera è avvenuta in raccordo con la Farnesina e il gruppo petrolifero italiano ha fatto sapere che “la situazione nei campi è sotto controllo e stiamo monitorando l’evolversi della situazione con molta attenzione”.
Al momento le notizie sull’avanzata e i suoi sviluppi sono confuse. Gli uomini di Haftar, secondo alcuni media locali, hanno ripreso nella notte il controllo della Porta 27, ad ovest di Tripoli, ieri nelle mani delle forze del governo di Al Serraj, riconosciuto dalla comunità internazionale. Libyan Express scrive invece che le truppe del generale dopo scontri con le forze fedeli al consiglio presidenziale libico, si sono ritirate da al-Aziziya, località alle porte di Tripoli, verso Gharian, più a sud, dove erano entrati giovedì senza combattere. Entrambe le parti in conflitto hanno poi dichiarato di avere preso possesso dell’aeroporto, che è chiuso dal 2014. Intanto in un video rilanciato da Al Marsad, il comandante delle Benghazi Defence Brigades (BDB), Mustapha Sherkesi, annuncia di essere pronto a sfidare le forze di Haftar nella regione occidentale e invita i giovani che combattono per Haftar ad abbandonare le armi. Alcune fonti pro-Haftar, non confermate, riportano di raid aerei su postazioni Lna a Mezda e Jandouba, danno notizia del lancio della seconda fase della “liberazione di Tripoli” da parte delle forze armate di Haftar, che è sostenuto da Egitto e Russia.
Dall’Europa il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, dalla ministeriale Esteri del G7 a Dinard, ha precisato che i partecipanti sono tornati “sulla situazione in Libia confermando la loro unanimità di vedute”. Una linea che consiste nella convinzione che non vi sia soluzione militare al conflitto libico e che sia necessario procedere verso una transizione che porti a nuove elezioni. I capi delle diplomazie del G7 hanno poi ribadito il “pieno e coeso sostegno” a Guterres e Salamé, mentre l’Onu cerca di aiutare i libici a “superare lo stallo politico in Libia e aiutare i libici a tracciare un percorso verso elezioni credibili e pacifiche quanto prima possibile, come concordato dalle parti libiche a Parigi nel maggio 2018 e a Palermo nel novembre 2018”. Le dichiarazioni di Moavero sono considerate importanti soprattutto per l’unanimità raccolta in questa riunione del G7 esteri che vede la presenza anche di 3 membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Francia, Regno Unito e Stati Uniti). “C’è accordo fra tutti i partecipanti – ha spiegato Moavero – sull’analisi della situazione in Libia e sulla richiesta già fatta ieri sera di mettere fine ad operazioni militari che complicano lo scenario, mentre la soluzione non può che escludere ogni opzione militare”.