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La pandemia del nuovo coronavirus, intanto, non ha fermato la guerra a Tripoli.
È scattata a Tripoli una campagna per sterilizzare i centri di detenzione dei migranti, sulla base di un piano d’azione preparato dalla Direzione per la lotta alla migrazione illegale (Dcim) del Governo di accordo nazionale (Gna), l’organo esecutivo riconosciuto dalle Nazioni Unite e operativo nell’ovest del paese. Il piano viene portato avanti in coordinamento con l’ufficio in Libia dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). La campagna interessa i centri per migranti nell’area di Tripoli “come misura precauzionale e preventiva per combattere la diffusione del coronavirus”, ha affermato la Dcim in una nota.
Il Centro nazionale libico per il controllo delle malattie (Ncdc) ha annunciato ieri sera un primo caso confermato di Covid-19 in Libia. Immediatamente dopo l’annuncio, il Comitato supremo contro il coronavirus di Tripoli ha annunciato il divieto di movimento tra città e regioni libiche fino a nuovo avviso. Le autorità libiche del Gna hanno annunciato nei giorni scorsi una serie di misure volte a prevenire la diffusione del virus nel paese, tra cui la sospensione delle lezioni nelle scuole, la chiusura delle frontiere e l’imposizione di un coprifuoco parziale. Il direttore generale della Ncdc, Badr al Din al Najjar, ha precisato che il primo paziente libico contagiato dal virus Sars-Cov-2 è un uomo di 73 anni tornato il 5 marzo scorso da un viaggio in Arabia Saudita. In una dichiarazione televisiva, Al Najjar ha aggiunto che l’uomo soffre di febbre alta, infezione alle vie respiratorie e dispnea. Il direttore dell’Ncdc ha sottolineato che il paziente “è stato messo in quarantena in uno degli ospedali di Tripoli dopo che ha ricevuto assistenza medica e ora è in condizioni stabili”. Il Centro nazionale libico per il controllo delle malattie sta conducendo delle indagini per rintracciare ed esaminare tutti coloro che hanno avuto contatti con il “paziente zero” libico.
Nessuna delle due parti coinvolte nel conflitto, il Governo di accordo nazionale del premier Fayez al Sarraj da una parte e l’Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar dall’altra, sembra intenzionata a rispettare la tregua umanitaria raggiunta lo scorso fine settimana su pressioni internazionali. La Libia fino a ieri era l’unico paese della regione a non aver registrato casi di coronavirus, fatto abbastanza curioso per un paese circondato da focolai di Covid-19. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha avvertito dei grandi rischi della diffusione del virus in un paese frammentato dal conflitto, attraversato da flussi migratori illegali e con un sistema sanitario disastrato.