Le truppe andranno sostegno del Governo di accordo nazionale (Gna)
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan – dopo aver accusato gli Emirati Arabi Uniti di aver fatto fallire l’accordo di cessate il fuoco in Libia – ha annunciato di aver iniziato a inviare truppe a sostegno del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli e ha assicurato che continuerà a usare «tutti i mezzi diplomatici e militari» necessari per promuovere «la stabilità» nella regione. Le parole del capo dello Stato di Ankara arrivano dopo che ieri il quotidiano britannico «The Guardian» ha reso noto che circa 2 mila ribelli siriani sono stati mobilitati dalla Turchia per contrastare l’offensiva su Tripoli dell’Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar, intensificatasi a partire dallo scorso dicembre.
Il generale libico Khalifa Haftar, capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico, è disposto a rispettare il cessate il fuoco, malgrado non abbia firmato l’accordo sulla tregua a Mosca. Lo ha dichiarato – secondo quanto riferiscono i media – il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas da Bengasi, dove si è recato per incontrare Haftar in vista della Conferenza di Berlino di domenica, alla quale peraltro il generale ha confermato di voler partecipare. Anche il premier Fayez al-Sarraj del Governo di accordo nazionale libico (Gna) Fayez al Sarraj parteciperà alla conferenza internazionale sulla Libia. La decisione sarebbe scritta in un comunicato del Gna), dopo un incontro avuto dal premier mercoledì sera con «leader politici e militari».
Oltre al premier del Gna al Sarraj e al generale Haftar, la Germania ha invitato alla conferenza sulla Libia a livello di capi di Stato e di governo Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Repubblica del Congo, Italia, Egitto, Algeria, nonché rappresentanti di Nazioni Unite, Unione africana, Unione europea e Lega araba. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha lanciato un appello alla Comunità internazionale affinché fornisca «un forte sostegno» alla conferenza, spiegando che la dichiarazione che verrà rilasciata al termine conferenza «ruoterà attorno a sei assi», vale a dire cessazione delle ostilità e cessate il fuoco permanente; attuazione dell’embargo sulle armi; riforma del settore della sicurezza; ritorno al processo politico; riforma economica; rispetto dei diritti umani.