L’escalation delle tensioni ha infatti offuscato quello che, a Bruxelles, era considerato l’appuntamento chiave del febbraio europeo: il vertice tra i leader Ue e 54 capi di Stato e di governo dell’Unione Africana. Un summit sul quale l’Europa punta per dare una svolta alla sua partnership con l’Africa, provando a mettere in campo una controffensiva economica ma anche politica all’espansionismo di Pechino e Mosca. E la spinta viene anche da Parigi e Roma. Mercoledì sera, all’Eliseo, Emmanuel Macron vedrà il premier Mario Draghi in una cena alla quale è prevista la presenza anche del Cancelliere Olaf Scholz e dello spagnolo Pedro Sanchez. Sul tavolo ci sarà, innanzitutto, il nodo del Mali e la volontà della Francia di ridisegnare la sua presenza nel Sahel.
Obiettivo di Macron è ‘europeizzare’ la mossa che potrebbe annunciare nelle prossime ore: il ritiro del contingente militare francese dal Mali. Sono due, al momento, le operazioni militari attive nello Stato sahariano: la missione Barkhane, a guida francese, e quella Takuba, a guida europea e alla quale partecipa anche l’Italia. Con i rapporti con Bamako ai minimi termini, dopo due colpi di Stato in pochi mesi e dopo l’espulsione dell’ambasciatore francese in Mali, la strategia di Parigi sarebbe quella di spostare i militari in altri Paesi del Sahel, Niger in testa. “Lo status quo non è possibile nel contesto particolarmente deteriorato in Mali”, è la tesi del governo francese che, con la cena all’Eliseo, punta ad una dichiarazione comune da adottare poi nel vertice Ue-Ua. Il rischio tuttavia è che la mossa inneschi un’ulteriore avanzata jihadista e la crescita dell’influenza delle milizie Wagner. E per l’Italia la stabilità del Sahel resta una priorita’ in primo luogo in chiave migrazione: è in quell’area che ha origine gran parte dei flussi che poi transitano in Libia, altro Paese che sta vivendo un momento di forte destabilizzazione. “Ma continueremo a combattere il terrorismo nel Sahel”, ha assicurato il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian.
La cena di Parigi precederà di una manciata d’ore il summit di Bruxelles. “I problemi dell’Africa sono i nostri problemi, è il momento di parlare chiaro fra di noi”, ha sottolineato l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell. L’Ue èpronta a mettere in campo da qui al 2027 150 miliardi di investimenti: si va dalla salute all’educazione, dall’energia rinnovabile al digitale. Con un focus sulla strategia anti-Covid in un continente dove neanche il 10% della popolazione ha completato la vaccinazione. L’Ue donerà 450 milioni di dosi entro la metà del 2022 e punterà su 4 Paesi – Senegal, Ruanda, Sud Africa e Ghana – per sostenere la produzione in loco di dosi.
Provando così a parare le critiche giunte da diversi leader africani sulla mancata concessione dei brevetti. “L’Africa è una nostra priorità geografica. La Cina? Punta su prestiti e infrastrutture mentre la nostra sfida di sviluppo è legata a sostenibilità, salute, educazione”, ha spiegato la commissaria Ue alle partnership internazionali Jutta Urpilainen.